All’inizio del XIX secolo, prima che la popolazione della capitale aumentasse a dismisura, questo era un quartiere rurale. Era anche un quartiere ribelle. Nel 1848 esso si è riempito di barricate, nel 1871 è stato alla testa di un’insurrezione. Oggi, molte delle sue case sono emblematiche di un passato in cui le caratteristiche architettoniche erano lasciate all’iniziativa individuale dei proprietari dei terreni. Altre, come quelle di Villa Castel, ad esempio, sono rimaste fuori dal tempo. Con le loro facciate di mattoni, le tettoie davanti all’ingresso, i vasi di fiori appesi ai lati, le inferriate di ferro battuto, i giardini con gli alberi frondosi e le stradine lastricate, sono piene di charme. Anche il quartiere di Saint-Blaise, fra il cimitero del Père-Lachaise e la porta di Montreuil, conserva l’aspetto di un villaggio rurale del passato, come dimostrano i nomi delle sue vie.
I muri di alcune vie del quartiere sono rallegrati da graffiti d’autore. In rue du Retrait ci sono i manichini bianchi di Mesnager insieme agli animali di Mosko. Nemo, con i suoi uomini dall’impermeabile nero, è in rue des Cascades….
Fra orti sui tetti, giardini naturali e fontane - Sul tetto pianeggiante a forma di terrazza del Gymnase Vignoles, al numero 89 di rue des Haies, vicino alla stazione métro di Maraîchers, c’è un orto pubblico solidale gestito dall’associazione Lafayette. L’orto è stato spostato sul tetto della scuola quando il terreno su cui sorgeva è stato utilizzato per costruire l’istituto. Lo strato di terra coltivabile è alto trenta centimetri e ai suoi bordi c’è un alverare con circa cinquantamila api. Per accedere all’orto si deve passare sotto all’edificio al numero 16 di rue du Transvaal.
Al numero 112 di rue de la Réunion, invece, vicino alla stazione métro Alexandre Dumas, c’è un bel giardino naturale dove tutte le piante hanno diritto d’asilo, quelle indigene e quelle selvatiche, nate dai pollini portati da fuori. Dentro allo stagno ci sono le rane e i tritoni, sopra all’acqua volteggiano le libellule. L’intervento dell’uomo è minimo ed è limitato al taglio dei rami e alla falciatura dell’erba. L’irrigazione è data dalla pioggia. È un giardino creato per proteggere la natura e per rispettarne i cicli. A maggio ci sono gli amori dei rospi sotto ai ciliegi selvatici in fiore, a luglio maturano le more e a settembre c’è la vendemmia. Sulla terrazza a fianco della casetta del custode ci sono spesso delle mostre.
Al centro di place de la Réunion, la grande piazza pedonale che ospita anche un mercato, c’è una vasca circolare. L’anello più esterno di pietra nuova circonda e protegge la vecchia fontana ottocentesca di colore verde scuro, decorata di figure di bimbi, di maschere e di conchiglie.
Il mercato è molto variopinto, con prodotti del territorio di qualità e vale una visita. Nell’arrondissement c’è un altro mercato molto frequentato, quello di Montreuil, vicino al métro Mairie-de-Montreuil. È un mercato delle pulci, detto Les Puces de Montreuil. È fuori dai percorsi turistici e vi si possono trovare posate d’argento, lampade d’epoca, vestiti vintage e mobili curiosi...
Passage des Soupirs – Lo stretto passaggio dei Sospiri conduce a un grazioso chalet al numero 7. Per arrivare al passaggio bisogna percorrere la vicina scala di rue des Pyrénée. Secondo alcuni, questa scala ha delle proprietà magiche. Dicono che se il visitatore si ferma su uno dei suoi gradini si ferma anche il suo orologio. Provare per credere.
Belleville
A Parigi, il quartiere di Belleville è stato, nei secoli, quello che Soho è stato per Londra, ovvero una terra d’asilo per gli immigrati poveri, per i rifugiati perseguitati, per le persone in fuga dalle guerre. Così, nel corso degli anni, gli armeni e i ciprioti si sono ritrovati a vivere con i turchi, gli arabi si sono trovati con gli ebrei tunisini… Quando il quartiere ha cominciato a rinnovarsi, però, i prezzi sono saliti. Oggi, dove un tempo c’era il negozio di spezie degli ebrei tunisini e i caffè della Cabilia ci sono dei locali asiatici, per gran parte cinesi, con delle vistose insegne gialle e rosse, dove un tempo c’erano delle gallerie Barbès oggi c’è una gigantesca fabbrica per laccare le anatre. I locali cinesi sono concentrati soprattutto fra i metro Pyrenées e Belleville e ormai si può dire che il riso cantonese abbia avuto definitivamente il sopravvento sul couscous…
Pennac – La famiglia Malaussène abita in rue de la Folie-Régnault. Il luogo fondamentale dell’universo dello scrittore è al contempo una meta turistica ma anche uno scenario quotidiano. Il cimitero monumentale del Père-Lachaise, poi, è il posto ideale in cui perdersi, un parco pieno di monumenti con almeno 2500 nomi di celebrità, un’atmosfera rilassata – ci si potrebbe aspettare altro da un cimitero? – e riflessiva, .
Parc de Belleville
rue des Couronnes, rue Piat
Métro: Pyrénées o Couronnes, Belleville
I romani sono stati i primi a incanalare le acque delle sorgenti della collina di Belleville.
Nel medioevo, poi, sono stati i monaci del convento che sorgeva sull’area dell’attuale Conservatorio a canalizzare l’acqua. Essi coltivavano le vigne e producevano la piquette, un vinello leggero e frizzante. La vigna di oggi, con i suoi duecento ceppi di pinot e di chardonnay, ricorda appunto i tempi in cui la collina di Belleville era un terreno agricolo.
L’attuale parco è stato creato nel 1988 da Deboulois e Brichet su un’area di vecchie cave di pietra e su un ripido pendio di 25 metri di dislivello. Dalla cima si gode di una vista meravigliosa sulla città.
Ci sono delle vestigia del passato, fra cui il cancello di villa Ottoz, i resti del frontone di un vecchio nido d’infanzia, la Goutte de Lait, e delle grotte artificiali. Dal punto più alto parte un circuito d’acqua che alterna le vasche alle cascate, una delle quali ha la portata più grande di tutta Parigi. Il pergolato in pendenza è un vero tunnel verde sopra a una lunga scalinata. Sono state conservate due strade con il selciato originale. Vicino all’ingresso principale invece c’è una piccola fontana Wallace.
In passato, Belleville era conosciuta per le sue balere e per i suoi cabaret, fra cui il famoso Tambour Royal, dove venivano persone del popolo ma anche appartenenti all’alta società.
Al numero 24 di rue des Couronnes abitava lo scrittore Georges Perec.
La Maison de l’Air – In cima al parco di Belleville c’è la casa dell’Aria, un piccolo museo che la lo scopo di educare i visitatori all’importanza dell’aria pura e ai problemi di salute causati dall’inquinamento. Si trova fra i numeri 1 e 31 di rue Piat (métro Pyrénées), ed è uno spazio sensoriale, dove si possono individuare, attraverso i suoni e gli odori, i diversi ambienti di Parigi, come le rive della Senna o la metropolitana nell’ora di punta… Ci sono rappresentazioni grafiche dei differenti strati dell’atmosfera e informazioni sugli animali che li abitano, fra cui le rondini, che volano basse quando sta per piovere...
Edith Piaf, il passerotto di Belleville
72, Rue de Belleville
Metro Belleville
Rue de Belleville è un melting-pot di razze e provenienze. Nel novembre 1966, al n° 72 di questa via è stata inaugurata una targa di marmo che dice: “Sur les marches de cette maison naquit le 19 décembre 1915 dans le plus grand dénuement Edith Piaf dont la voix, plus tard devait enchanter le monde.” (Sui gradini di questa casa, il 19 dicembre 1915, nacque nella più grande povertà Edith Piaf, la cui voce avrebbe, più tardi, incantato il mondo). Secondo la leggenda, Edith sarebbe nata sui gradini esterni dell’edificio, nell’attesa dell’ambulanza. Ma è più probabile che sia nata nell’alloggio al terzo piano, dove viveva la madre Annetta Giovanna, originaria di Livorno. Il nome per esteso della cantante è Edith Giovanna Gassion. Piaf, invece, che vuol dire passerotto, è il suo nome d’arte. I genitori erano artisti di strada. Il padre, piccolo e minuto come lei, era acrobata e contorsionista.
L’appartamento al numero 5 di rue Crespin-du-Gast (métro Menilmontant), che è stato trasformato in museo, si trova in realtà nell’11° arrondissement, ma lo mettiamo qui data la sua vicinanza a rue de Belleville. Fra le sue pareti rosso fuoco raccoglie degli oggetti appartenuti all’attrice, dei quadri, delle foto, un grammofono e un grande orso di peluche. Ogni tanto, soprattutto nella bella stagione e nel fine settimana, c’è qualcuno che viene davanti al portone a suonare all’organetto qualcuna delle canzoni che hanno reso celebre la Piaf: La vie en rose, Hymne à l’amour o Milord.
Vestigia del passato – Poco più avanti, al numero 102 della stessa via, ci sono due notevoli bovindo sulla facciata di mattoni e pietra bianca della casa. Appena girato l’angolo, sul muro del numero 3 di rue Mélingue, c’è l’emblema di Parigi, un vascello che galleggia su delle foglie di alloro, e che non affonda mai, secondo il motto Fluctuat Nec Mergitur. È collocato sotto a un frontone triangolare
Regard de Saint-Martin
Rue des Cascades, 42
Métro: Jourdain
Molte strade di Belleville hanno dei nomi legati all’acqua. Ci sono la rue de Rigoles, Mare, Cascades, Noues, Duées, ovvero la via dei rivoli,la via degli stagni, delle cascate, delle marcite, …. Lungo il pendio di Ménilmontant, ma non solo, scendevano infatti molti ruscelli, che andavano a riversarsi nel parco del castello di Bagnolet.
La casetta di pietra che c’è al numero 42 di rue des Cascades corrisponde a un pozzetto d’ispezione delle acque che un tempo scorrevano all’aperto e che in seguito sono state canalizzate in condotti sotterranei. Queste bocche di ispezione delle acque si chiamano appunto regard. Ce ne sono altre due al numero 213 di rue de Belleville e al 36 di rue de la Mare, visitabili nelle Journées du Patrimoine.
Télégraphe Chappe
Rue du Télégraphe, 40
Metro Télégraphe
Il nome della stazione della metropolitana e quello della via che sale sulla collina di Belleville ricordano il legame fra questa altura di 130 metri e il telegrafo.
Nel 1790 Claude Chappe, un ingegnere francese che si occupava di fisica e di elettricità, aveva messo a punto un sistema di trasmissione di segnali su grandi distanze. Aveva fatto installare sul punto culminante della collina alcune torri munite di braccia, che reggevano delle pale orientabili. Purtroppo, però, nel quartiere si era sparsa la voce che i suoi apparecchi servivano a inviare dei segnali segreti ai membri della famiglia reale, imprigionati nella torre di Temple. La folla ha allora preso d’assalto i suoi macchinari e li ha distrutti. Chappe è riuscito a scappare appena in tempo e a mettersi in salvo. Nel 1793, la sua invenzione è stata adottata dallo stato e lui è stato chiamato a dirigere il primo servizio telegrafico francese. In seguito sono state impiantate delle linee di trasmissione con l’Italia del nord e in particolare con Torino, Milano e Venezia.
Un edificio bizzarro – Al numero 131 di rue Pelleport, all’angolo con il numero 15 di rue des Pavillons, c’è un edificio davvero stravagante, costruito dall’architetto Frédéric Borel, che aveva già progettato l’edificio postale di rue d’Oberkampf. La costruzione è del 1999 e la sua forma, simile a quella degli scatoloni schiacciati e pronti per la raccolta differenziata, dà un tocco divertente al quartiere.
Passage de la Duée
Rue Pixérécourt, 26
Metro Télégraphe
Lo stretto passage de la Duée, lungo 65 metri e largo appena 60 centimetri, inizia all’altezza del numero 26 di rue Pixérécourt. Un tempo era un sentiero, indicato nelle mappe già nel 1672. Il nome è dovuto alla sorgente d’acqua zampillante che vi si trovava. È la via più stretta della capitale e i muri laterali sono in cattive condizioni.
Il gatto nero salvato dai pompieri – Sulla parete della casa che si trova al numero 61 di rue Haxo, vicino al métro Saint-Fargeau, c’è un bellissimo trompe l’œil. Raffigura il ponte dei Sospiri, di cui si parla nell’Introduzione, e, sullo sfondo del cielo azzurro c’è un pompiere in cima a una scala che tende il braccio verso un gatto nero spaventato, con il dorso inarcato. Un altro pompiere, a terra, tiene ferma la scala. Accanto a lui c’è un carro rosso fiammante, trainato da due cavalli bianchi. Questo trompe l’oeil è stato realizzato nel 2000 da Philippe Rebuffet.
Il 26 maggio del 1871 ottanta persone, fra cui delle guardie e degli ecclesiastici, sono state tirate fuori a forza dalla prigione della Roquette, che sorgeva sull’area dell’attuale chiesa di Notre-Dame des Otages, e massacrate.
Eglise de Notre-Dame de la Croix
Place Maurice Chevalier
Métro Mènilmontant
5 Per raggiungere la chiesa occorre salire cinquantaquattro gradini. L’edificio ottocentesco era stato costruito per la popolazione operaia di Ménilmontant, poco incline alla religione. È in parte gotico, con un campanile neo romanico. Purtroppo, appena la chiesa è stata terminata, vi si è installato un club rivoluzionario che ha votato la condanna a morte del vescovo di Parigi. La volta di pietra è sostenuta da traverse di ghisa, che accentuano l’accostamento di antico e moderno nella struttura.
La piccola piazza antistante è dedicata allo chansonnier Maurice Chevalier. Ha conservato il selciato e la fontana Wallace e, con la sua aria un po’ démodée, fa pensare a Casque d’Or e agli Apaches…
E adesso musica! - Al numero 23 della vicina rue Boyer c’è la Maroquinerie, una sala da concerto eclettica, con un programma ricco e di qualità, con preponderanza di musica pop, rock, reggae e funk. La sala concerti, dall’atmosfera intima, è nel sotterraneo e i suoi gestori sono anche gli ideatori di diversi festival musicali, fra i quali Les Nuits de l’Alligator a febbraio. Al piano terra, invece, c’è un bar ristorante dove si può avere un piatto di formaggi e salumi, che, nella bella stagione, si può consumare nel piacevole spazio aperto.
Square des Saint-Simoniens
2, rue de la Duée
Métro: Saint-Fargeau
Nel 1832 Prosper Enfantin, padre del sansimonismo, si è ritirato nella sua proprietà al 145 di rue Ménilmontant, in compagnia di quaranta seguaci. Fra i suoi ideali c’era quello di abolire i privilegi di nascita, di garantire l’educazione gratuita a tutti, di realizzare la parità fra i sessi e di riunire tutti i popoli in una famiglia universale, giusta e solidale. Gli appartenenti al gruppo indossavano dei pantaloni bianchi o blu, un gilet bianco abbottonato sulla schiena e un berretto rosso. Gli uomini non si tagliavano mai la barba. Purtroppo, Enfantin è stato poi arrestato e messo in carcere e i suoi seguaci si sono dispersi. Alcuni di loro, più tardi, hanno fatto carriera nel giornalismo, negli affari o in politica. Uno ha fondato il Crédit Lyonnais, un altro ha creato la prima ferrovia francese, un terzo ha finanziato le opere di Haussmann, un quarto lo scavo del canale di Suez.
La piazzetta era stata creata nel 1937 accanto alla casa che un tempo era sede dei saint-simoniens. Nella piccola square c’è anche una fontana di pietra, che ha al centro della vasca quadrata una grande O di pietra attraverso la quale zampillano i getti d’acqua.
L’Ermitage di Bagnolet
148, Rue de Bagnolet
Métro: Porte-de-Bagnolet
Nel 1719, la duchessa di Orléans aveva acquistato un castello circondato da un parco a Bagnolet per venirci in villeggiatura. Nel parco aveva fatto costruire tre villini, uno dei quali chiamato Ermitage. Il castello è stato demolito nel 1770, è rimasto in piedi solo il padiglione dell’Ermitage. Tre degli affreschi in grisaglia del pavillon, di ottima fattura, si sono conservati e rappresentano i santi eremiti Venert, Azelle e Rosalie. Oggi l’Ermitage appartiene all’amministrazione, che lo ha fatto restaurare e lo ha aperto al pubblico.
Jardin Debrousse – La vegetazione non è più quella lussureggiante dell’antico parco, di quel tempo sono rimasti solo i grandi cedri e gli ippocastani. Nei mesi di giugno e di luglio le aiuole sono fiorite e l’elodea esplode con i suoi fiori bianchi. Su rue des Balkans c’è un altro accesso al giardino, oggi conosciuto come il Jardin de l’Hospice Debrousse.
Eglise de Saint-Germain-de-Charonne
4, Place Saint-Blaise
Mètro: Gambetta, Porte-de-Bagnolet
Secondo la leggenda, gli abitanti del quartiere avevano deciso di erigere un oratorio sul luogo dell’incontro fra il vescovo di Auxerre e santa Genoveffa, avvenuto nel 430. Su quel luogo, oggi sorge la chiesa di Saint-Germain, con il suo grosso campanile e il tetto di ardesia. L’edificio conserva alcuni elementi di quell’epoca, con una scritta assicurante il perdono al visitatore. Prima dell’unione del villaggio alla capitale questa era la chiesa parrocchiale di Charonne. Le vetrate naif sono state eseguite alla metà del Novecento da Pauline Peugniez. Sull’altare laterale c’è la statua di san Biagio, il vescovo armeno martirizzato sotto al regno di Licinio.
Insieme alla chiesa Saint-Pierre di Montmartre, è l’unica ad aver conservato il vecchio cimitero invaso dall’edera e dalle fragole selvatiche, che continua ad accogliere i defunti. Una scritta posta sotto a tre mani di marmo allacciate, appoggiate su una lapide, spiega che si tratta della mano di Papier figlio che tiene quelle del padre e della madre. C’è anche la statua curiosa di un uomo in costume da Primo Impero, con il cappello a tricorno, raffigurante un certo Bègue, che si faceva passare per Magloire, segretario di Robespierre. Egli tiene un bastone da passeggio nella mano destra e un mazzo di fiori nella sinistra.
In questo cimitero sono sepolti i due figli e la moglie dello scrittore e politico André Malraux, morti in un incidente.
Ai lati del ripido sentiero che sale verso il muro del cimitero c’è un orto con dei legumi, delle piante aromatiche, dei fiori e degli alberi da frutto. E’ l’orto del presbiterio di Saint-Germain-de-Charonne, dove, in certe sere d’estate, viene allestita una cena sotto il grande fico con gli ortaggi raccolti nell’orto. Se vi trovate da queste parti…..
Jardin de la Gare de Charonne – Fra i giardini poco conosciuti di questo quartiere c’è il Jardin de la gare de Charonne, vicino alle stazioni métro di Porte-de-Montreuil e di Porte de Bagnolet, il cui ingresso è al 63 di boulevard Davout. È stato creato sull’area della vecchia stazione di Charonne, dopo che la linea ferroviaria della Petite Ceinture era stata disabilitata. Ospita una vasca grande con numerosi getti d’acqua e nove vasche piccole, quadrate, piene di piante acquatiche e di pesci rossi.
Square des Grès
Place des Grès, rue Vitruve
Métro: Porte de Bagnolet
La piccola piazza a sud ovest della chiesa di Charonne, creata nel 1988, è curiosamente intitolata alla ceramica ed è raggiungibile attraverso alcune stradine lastricate, che costeggiano delle case basse e dei piccoli giardini. Al centro della piazza c’è una vasca e ci sono dei pergolati, in mezzo ai quali corrono i bambini mentre gli anziani giocano a bocce. Non fosse per gli alti palazzoni bianchi tutt’intorno, si avrebbe l’impressione di essere in una piazza di paese. Ci sono delle rose, delle tulipifere di Virginia, delle clematidi, delle piante di caprifoglio e di ciliegi della Manciuria, dalla corteccia giallo oro.
Passato e futuro nella Fontaine des Grès – Nel 1992, al cento di place des Grès, la piazzetta lastricata dell’antico villaggio di Charonne, lo scultore Milhaud ha realizzato una fontana costituita da due sagome stilizzate a forma di menhir. Poiché la piazza è circondata in parte dal vecchio abitato, in parte dagli edifici moderni del quartiere di Saint-Blaise, l’artista ha voluto ricreare questo accostamento negli elementi della fontana. C’è un uomo orientato verso le case del passato e una donna rivolta verso i condomini moderni, mentre l’acqua scorre sui loro corpi di pietra e sparisce dentro a una griglia sul pavimento.
Campagne à Paris
Rue Jules-Siegfried, rue Irénée-Blanc, rue Paul-Strauss e dintorni
Métro: Porte-de-Bagnolet
Il nome di ‘campagna a Parigi’ corrisponde a un gruppo di graziose casette costruite nel 1906 nella parte orientale del XX arrondissement. L’iniziativa era stata di due uomini politici illuminati, Jules Siegfried e Paul Strauss, di Irénée Blanc (la via dedicata a quest’ultima è una delle più belle) e di Emile Cheysson, considerato uno dei teorici degli HLM – le case popolari - il cui lodevole intento era quello di trasformare la mentalità delle persone appartenenti alle classi meno abbienti. Essi sostenevano infatti che solo una casa di proprietà con un giardino facesse di un operaio un padre di famiglia degno e orgoglioso della sua posizione. Per mettere in pratica questo principio, avevano contribuito a creare una cooperativa per acquistare il terreno di una vecchia cava, dove costruire una novantina di case di pietra e mattoni. Nel 1926 le case erano pronte. Erano tutte allineate e per questo ricordavano le villette a schiera inglesi.
Oggi le case, con il loro ingresso decorato da piastrelle di ceramica e con i muri coperti da piante di vite americana, non sono più occupate da operai. Ci vivono delle persone appartenenti alla borghesia, quindi la loro destinazione originaria è cambiata.
Si arriva al gruppo di case dal boulevard Mortier o da rue Géo-Chavez e una delle piccole strade in mezzo a esse è dedicata al Père Prosper Enfantin, uno dei capi del movimento sansimoniano.
Cimetière du Père-Lachaise
Boulevard de Ménilmontant, davanti a rue de la Roquette
16, Rue du Repos
Métro: Père-Lachaise o Philippe-Auguste
Il cimitero è stato concepito nel 1803 da Théodore Brongniart come un giardino all’inglese, con i viali costeggiati da alberi di ogni specie. Il nome è la deformazione di quello di père Francois d’Aix de la Chaize, un eminente prelato, confessore di Luigi XIV.
Quando è stato aperto nessuno ci voleva venire, perché si trovava fuori delle mura della città, in un quartiere popolare. Poi, le persone hanno cambiato idea quando il comune ha cominciato a inumare dei personaggi celebri. Vi ha anche trasferito le spoglie di Eloisa ed Abelardo, che giacciono in un grandioso sepolcro monumentale in stile gotico, su cui si legge la scritta: “Les restes d’Héloise et d’Abelard sont réunis dans ce tombeau”.
Oggi le tombe sono circa settantamila, quasi una città nella città, e vi riposano i grandi nomi della letteratura, della musica, della politica, dell’arte e della scienza. Quella di Allen Kardec, fondatore della filosofia spiritica, ad esempio, è oggetto di un vero e proprio culto. È facilmente individuabile perché è sommersa di fiori e il suo busto di bronzo luccica per i continui strofinamenti delle mani dei visitatori. Questi vengono a pregarlo di farli guarire, come se fosse un santo, o a chiedergli di entrare in comunicazione con un caro defunto. Sul frontone del suo dolmen si legge: “Naître, mourir, renaître encore, et progresser toujours, telle est la loi.”
Anche le tombe di Oscar Wilde e di Jim Morrison sono oggetto di culto, anche se di un tipo diverso. La sfinge che decora la prima è opera di Epstein e deve essere protetta dalle scritte e dai graffiti. La seconda invece è sorvegliata perché si teme che ci sia chi viene qui a fumare spinelli e a bere birra in eccesso.
I progressisti fanno visita alla sepoltura di Yvan Salmon, detto Victor Noir, il giornalista de La Marseillaise celebre giornale dell’800, nonché scrittore, ucciso nel 1870, a 21 anni, senza motivo apparente dal principe Pietro Bonaparte, mentre prendeva accordi per fungere da testimone al duello tra il principe e un collega. Il principe, nipote di Napoleone III, aveva sempre sostenuto idee liberali, era stato eletto come deputato dell’estrema sinistra durante la Seconda repubblica e viveva lontano dalla corte, il suo gesto brutale e insensato è stato interpretato politicamente e ha provocato dimostrazioni repubblicane contro il potere imperiale. Il principe è poi stato assolto dall’accusa di omicidio. Il suo funerale è stato seguito da 100.000 persone. Egli incarnava lo spirito di rifiuto del dogmatismo e del conformismo e aveva denunciato le storture della società. Il monumento è stato realizzato da Lules Dalou, la statua di bronzo, molto realistica, è in posizione distesa e, secondo la superstizione, le donne che toccano le sue parti intime restano incinte. Il desiderio di maternità deve essere molto diffuso, a giudicare dalla loro lucentezza….
Nella parte est del cimitero, detta coté Proust, sono sepolti Alfred de Musset, Honoré de Balzac, Gérard de Nerval, Guillaume Apollinaire, Gioacchino Rossini, Georges Bizet, Sidonie-Gabrielle Colette e tanti altri… Nella parte ovest, detta coté Piaf, ci sono Chopin, Molière, la Fontaine, Ingres, Corot…
Per conoscere la collocazione di ognuno bisogna ritirare la mappa delle sepolture all’ufficio situato accanto all’ingresso.
Il muro dei Fédérés – Accanto all’ingresso del numero 16 di rue du Repos, nella 97° divisione, c’è il Mur des Fédérés. Nel maggio del 1871 gli ultimi federati, nella sanguinosa settimana della Comune, si erano trincerati qui nel cimitero. Era il tardo pomeriggio del 28 maggio quando i Versaillais, guidati dal Presidente Thiers, hanno riconquistato il luogo, dopo degli scontri sanguinosi. I vincitori hanno fatto mettere contro il muro del cimitero gli ultimi comunardi trovati con le armi in mano e li hanno fucilati. Poi li hanno sepolti ai piedi di quel muro, che da allora si chiama il Mur des Fédérés. Quella parete è diventata un simbolo dove ci si reca tutti gli anni, il Primo Maggio, per commemorare il tragico evento. Il 24 maggio del 1936 vi era giunto addirittura un corteo di 600.000 persone, con in testa Léon Blum e Maurice Thorez.
Villa Riberolle
35 rue de Bagnolet
Métro: Alexandre Dumas
Villa Riberolle si trova proprio di fianco al cimitero ed è una impasse formata da piccole case bianche sulle cui facciate spiccano molte piante di rose. Appartiene alla Parigi d’altri tempi, allo stesso modo della cité Aubry, anch’essa un’oasi tranquilla nel caos. Una vecchia fabbrica abbandonata di questa cité è stata trasformata in una scena teatrale, con il magazzino Bateau Satran di oggetti indiani.
Al numero 70 della vicina rue Alexandre Dumas c’è una chiesa dedicata al santo torinese Giovanni Bosco. È in stile Art déco è l’interno è molto bello. Vi hanno lavorato dei grandi artisti, fra cui Serraz, Gaudin e Subes e vi sono stati impiegati dei materiali pregiati. L’altare, il pulpito e il fonte battesimale sono in onice.