Nell’area di quello che oggi è il quartiere di Bercy c’era un’insediamento antichissimo. Gli scavi hanno riportato infatti alla luce i resti di un villaggio del terzo millennio a.C.. Oltre alle antiche rovine, fra le quali la tomba di un bambino, sono emerse alcune piroghe di legno di quercia, del vasellame, degli archi in legno di tasso e delle frecce, degli utensili di osso e di pietra e migliaia di altri oggetti di uso quotidiano. Ma il quartiere dalla storia antichissima è stato anche al centro di quella più recente, nel bene e nel male. Fra gli episodi appartenenti a quest’ultima c’è ad esempio l’attentato al re del 28 luglio del 1835, nel corso di una parata militare. Una macchina composta da venticinque canne in grado di sparare era stata puntata sul re e sui suoi figli. Il re è rimasto indenne, ma sono morte diciannove persone. L’attentatore era Giuseppe Fieschi, originario della Corsica, poi ghigliottinato.
Una delle caratteristiche di questo arrondissement è la ricchezza di aree verdi, di quelle grandi come il Bois de Vincennes o il Parc de Bercy e di quelle più piccole, come il Jardin de Reuilly o le square alberate come quella dedicata a Léo-Ferré. Per non parlare del giardino tropicale Metéor, visibile dal marciapiede della linea 14 della metropolitana, alla Gare de Lyon. La vegetazione comprende molte piante tropicali, sulle quali crescono altre piante parassite dalle radici aeree che si muovono in direzioni diverse. La scenografia spettacolare del paesaggio comprende anche elementi come l’acqua, la nebbia e la luce. Nell’arrondissement ci sono anche dei simpatici giardini collettivi come quello detto Aligresse, al numero 41 dell’ impasse Druinot, un vero angolo di paradiso pieno di fiori e di ortaggi, con una riproduzione in miniatura della torre del municipio e uno stagno. Chi ama i glicini ne può vedere di bellissimi nell’incantevole impasse Mousset, che in passato ospitava molti atelier di artigiani e molte botteghe. Una parte di quei laboratori è stata restaurata e trasformata in abitazioni, mentre un grande hangar è diventato un campo da tennis coperto. Sopra a uno dei vecchi negozi c’è ancora l’insegna arrugginita, coperta di glicini, con la scritta Hotel-Vins-Liqueurs. È un’altra Parigi, lontana dal caos e dai percorsi turistici... Il viaggiatore curioso, poi, in questo arrondissement troverà molti dettagli architettonici di grande interesse. Fra questi, al 201 di rue Charenton, ad esempio, su di una facciata che era stata premiata, ci sono alcuni atlanti fuori del comune, che simboleggiano i mestieri di minatore, contadino, artigiano e marinaio.
Infine, a questo arrondissement è legato il nome di Nicolas Fouquet, che era nato qui il 17 gennaio del 1615. Sovrintendente alle finanze del re caduto in disgrazia, è stato incarcerato nella fortezza della mia città, Pinerolo, il 27 marzo del 1680, dove è morto. È identificato con la Maschera di Ferro.
Marché d’Aligre
Metro Ledru-Lollin
Fra il Faubourg Saint-Antoine e l’Avenue Daumesnil c’è place d’Aligre, dove tutte le mattine, salvo il lunedì, si svolge un mercato. Esso prende il nome della benefattrice di un’ospizio di trovatelli e sorge sui terreni che la badessa di Saint-Antoine aveva messo a disposizione della popolazione. La costruzione del mercato coperto, avvenuta nel 1843, era stata affidata all’architetto Jollivet. C’è il mercato della frutta e della verdura, dove si sentono le grida di vendita degli ambulanti, ma nel semicerchio a est della piazza c’è anche il mercato brocante. Vi si trovano i grammofoni, i piatti e le statuine di porcellana, i vecchi orologi e tanti altri graziosi oggetti del tempo che fu… Al centro della piazza c’è il mercato coperto, detto Beauveau-Saint-Antoine, con i deliziosi formaggi, i salumi, le spezie, l’olio di qualità, le ostriche… La fontana di ghisa decorata con un mascherone da cui escono i getti d’acqua risale al 1848.
Bassin de l’Arsenal
11, Boulevard de la Bastille
Mètro: Bastille
Nel Medioevo, su quest’area passava un braccio morto della Senna e c’era il fossato dell’Arsenal, costruito a scopi difensivi. Nel 1806 quel fossato è diventato un bacino commerciale. Oggi esso è un porto turistico e può accogliere circa duecento battelli da diporto. È molto interessante fermarsi ad osservare il funzionamento della chiusa che collega il fiume con il canale Saint-Martin, che si inoltra sotto alla piazza e sotto al boulevard Richard-Lenoir per proseguire verso nord.
Accanto al porto e lungo la Senna c’è il giardino dell’Arsenale, creato da Mathieux ed Eyzat nel 1983. E’ pieno di fiori e di alberi ed è ideale per passeggiare lungo la riva del fiume e guardare i battelli passare o ormeggiare. Spesso, soprattutto nel mese di maggio, si vedono gli sposi intenti a fare le foto del matrimonio, sullo sfondo dei glicini e dei gabbiani che volteggiano sopra alle teste.
Morgue quai de la Rapée
Métro: Gare de Lyon
Un tempo, la finalità dell’obitorio in riva alla Senna era quella di ospitare i cadaveri degli annegati, in gran parte suicidi, da identificare. L’edificio era sempre molto affollato di visitatori che venivano anche solo a osservare i cadaveri. Fra le persone che venivano qui c’era anche Charles Dickens, nel corso dei suoi lunghi soggiorni nella capitale. Poi descriveva nei suoi racconti l’aspetto di quei corpi distesi sui tavoli di marmo. Non c’era alcuna morbosità in quelle visite, nell’800 si conviveva con la morte molto più di quanto siamo abituati a fare noi oggi.
Al numero 94-96 del quai de la Rapée c’è un interessante edificio del 1992 costruito da Aymeric Zublena, con una facciata concava, decisa dall’architetto per rimediare all’esiguità dell’area. Dal piazzale antistante è possibile ammirare l’impressionante porta scorrevole, di dimensioni gigantesche, per la quale sono state utilizzate trenta tonnellate di vetro.
Coulée verte e Viaduc des Arts
Avenue Daumesnil
Metro Gare-de-Lyon, Ledru-Rollin, Dugommier, Daumesnil
Michel-Bizot (all’altra estremità)
Dove oggi ci sono i magazzini degli scenari del teatro Opéra Bastille un tempo c’era la stazione della Bastiglia, con il treno che andava verso il parco di Vincennes. Nel 1990, dopo anni di abbandono, la sede sopraelevata dei binari è stata asfaltata, ricoperta a tratti di pergolati e trasformata in passeggiata pedonale. Ai lati ci sono molti cespugli fioriti, delle aiuole, delle piccole fontane e delle panchine. La rampa di accesso alla passeggiata è situata all’angolo delle avenue Ledru-Rollin e Daumesnil. Le arcate sottostanti sono state restaurate, chiuse da vetrate e trasformate in laboratori e negozi. Essi formano il Viaduct des Arts. Dall’esterno si vedono gli artigiani e gli artisti intenti a lavorare.
All’altezza dell’avenue Ledru Rollin, i piloni del viadotto hanno i capitelli a forma di loto, secondo lo stile egiziano in voga a quell’epoca. A metà strada della passeggiata c’è il giardino Hector-Malot con dei giochi d’acqua. Poco dopo, in place du Colonel-Bourgoin, dove nel ‘600 si stendeva la Folie-Rembouillet, c’è la fontana omonima, detta anche fontana Herman. La folie era formata da vasti giardini con fiori e piante da frutto, da ampi viali dove i parigini eleganti andavano a passeggiare. La bella fontana di granito è opera dell’architetto Davioud. Lungo rue du Colonel-Rozanoff, poco a nord del parco di Reuilly, al centro della piazzetta alberata detta square Saint-Eloi, c’è la Fontaine de la Baleine, molto amata dai bambini. Al centro della vasca circolare c’è una grande balena di ceramica policroma sui toni del blu, che sembra quasi galleggiare sui numerosi getti d’acqua zampillanti attorno al suo corpo. È opera della scultrice Gabrielle Brechon. Verso la fine della passeggiata c’è il tunnel della vecchia stazione di Reuilly, oggi trasformato in una grotta con le rocce e le cascatelle. Chi non vuole affrontare tutto il tragitto della Coulée Verte, può uscire lungo il percorso e visitare qualcuna delle cose notevoli che si trovano nell’area corrispondente. Un’alternativa interessante è quella di fare il percorso al contrario, partendo da Reuilly, raggiunto con un mezzo pubblico, e camminando in direzione dal centro.
Gli schiavi presi a rivoltellate - All’altezza del numero 80 dell’avenue Daumesnil c’è un edificio che ospita il commissariato dell’arrondissement. All’altezza dell’ultimo piano ci sono dodici statue di nudi maschili, con il braccio sinistro ripiegato dietro la nuca. Al centro del torace di ognuno c’è un buco triangolare, attraverso il quale è possibile vedere le altre statue. Ironizzando su quei buchi, il loro ideatore, lo scultore e architetto Manuel Nunez-Yanowsky, detto Manolo, con uno spirito un po’ macabro, ha detto che erano il risultato delle rivoltellate che gli aveva scaricato addosso….
Rue de Picpus, 35
Metro Picpus
Un tempo Picpus era un villaggio a est della capitale e sull’area del cimitero c’era il convento delle suore di Sant’Agostino. Nel 1796, in quello che era stato il loro giardino erano state sepolte milletrecento persone ghigliottinate fra il 13 giugno e il 28 luglio sulla piazza del Trono, oggi place de la Nation, che per questo era stata ribattezzata du Trone-Renversé. Fra i personaggi illustri sepolti qui c’erano il poeta Andrea Chénier, il politico de Beauharnais, molti appartenenti alle famiglie Noailles e Polignac. In una delle fosse comuni del cimitero erano state gettate anche sedici suore carmelitane decapitate in quei giorni. Lo scrittore George Bernanos si era ispirato a questo drammatico episodio per il suo libro dal titolo ‘Dialogo delle carmelitane’. Al’ingresso c’è una targa commemorativa delle vittime della Rivoluzione.
L’attuale cimitero, l’unico cimitero privato di Parigi, ospita anche la tomba del generale La Fayette, che aveva chiesto di essere sepolto qui. Poiché La Fayette aveva aiutato gli Stati Uniti a guadagnare l’indipendenza, ottenuta nel 1776, sulla sua tomba sventola la bandiera degli Stati Uniti e ogni anno, il 4 luglio, ha luogo una cerimonia con l’alzabandiera, alla presenza dei diplomatici americani di stanza a Parigi.
Niente più pustole – L’origine del nome Picpus è piuttosto curiosa. Alla metà del XVI secolo le donne e i bambini del quartiere erano stati colpiti da una curiosa epidemia. Le loro braccia si coprivano di bolle e la pelle era tutta arrossata. Allora un frate ha preparato un balsamo speciale da spalmare sulla pelle, che faceva sparire le vesciche. L’inventore di quella pomata miracolosa è stato soprannominato ‘pique-pusse’, ovvero ‘fora-pus’, e il nome è poi passato alla strada e al cimitero.
Bercy
Métro: Bercy
Oggi a Bercy ci sono molti grandi edifici moderni fra i quali quello del ministero delle Finanze, del Palazzo dello Sport e della stazione SNCF. Ma fino al 1860 Bercy si trovava fuori le mura e nel suo porto arrivavano i vini di Borgogna, poi il ‘prezioso nettare’ veniva trasferito dalle chiatte alle grosse botti di legno allineate nelle cantine. A testimonianza dei giorni in cui il luogo era un entrepôt des vins rimangono i vecchi edifici che fungevano da magazzini e ospitavano le botti, un tratto di pavé solcato dalle rotaie della ferrovia, situate vicino all’ingresso di rue Joseph Kessel e dei resti di mura con arcate.
Cour Saint-Emilion – E’ una grande via pedonale lastricata, con ai lati gli edifici degli ex magazzini. Oggi questi edifici ospitano dei negozi, dei ristoranti e dei bar con il dehors, che hanno preso il posto degli antichi magazzini del vino. Appena terminata la vinificazione, qui, come in altri locali, viene messo in vendita il Beaujolais. Nelle vetrine si vedono cartelli con la scritta: “Le Beaujolais nouveau est arrivé!”.
In place Lachambaudie, dove la sede dei binari si restringe, c’è la chiesa cattolica di Notre-Dame de Bercy. Costruita nel 1826 da Chatillon, è stata restaurata dai danni dei bombardamenti dell’ultima guerra nello stesso stile classico di prima. La facciata è decorata da colonne doriche e da un frontone triangolare. All’interno ci sono numerosi dipinti del XVII e del XVIII secolo, fra i quali un quadro del pittore di Luigi XIV, Jacques Stella, intitolato ‘Jésus et la Samaritaine’.
Parc de Bercy
Metro Bercy
Il parco si trova fra il Bercy Village e il Palais Omnisports ed era stato creato nel 1997, sull’area dei vecchi magazzini del vino. I nomi delle vie vicine – Pommard, Chablis, Mâcon – ricordano proprio quell’attività. Il parco si estende su di una superficie di 13 ettari lungo la Senna e conserva numerose vestigia dell’epoca in cui vi si faceva il commercio del vino. Di quel periodo sono rimaste alcune vie lastricate, i nove chilometri di binari diretti al fiume, su cui passavano i vagoni carichi di botti e anche gli alberi secolari. Sono rimasti diversi punti d’acqua, fra cui la fontana detta ‘Le Canyoneaustrate’, realizzata da Singer nel 1988. E’ lunga quaranta metri e le sue acque si riversano in un canyon ricco di gole e di rilievi, nel quale si rispecchiano le pareti del palazzo dello sport.
Dalla parte della cour Saint-Emilion c’è il ‘giardino romantico’ attraversato da un canale che forma un laghetto con al centro una minuscola isola artificiale su cui sorge la Maison du lac. Nella parte centrale del parco ci sono i parterres, formati da riquadri di coltivazioni diverse. E poi ci sono i pergolati, un frutteto, un giardino romantico e un roseto, con rose di molte sfumature diverse di colore.
Il mercato vinicolo di Bercy aveva continuato a esistere fino al 1970. Per ricordare questo passato sono stati piantati dei vigneti di Chardonnay, di Sauvignon, di moscato, di Chasselat…
Nella casetta che un tempo era adibita alla riscossione delle tasse ci sono spesso delle mostre. Le quattro costruzioni vicine, che corrispondono ai quattro punti cardinali, sono dedicate ognuna a una stagione. Nel Jardin des philosophes, invece, sono stati installati i portici del vecchio mercato coperto di saint Germain, mentre su un vasto prato ci sono ventuno sculture di bambini, ognuno dei quali evoca una città del mondo. Al di là del giardino ci sono la Cinémathèque e la passerella Simone de Beauvoir.
Bastione numero 1 - Vicino alla rue Robert-Etlin, lungo il boulevard Poniatowski, a nord del Pont National, c’è una delle ultime opere di fortificazione esistenti in città. È costituita da una massa di terra incamiciata di mattoni e di pietre, una di quelle che stavano agli angoli dei recinti delle fortezze. Dal boulevard Poniatowski inizia un viale lastricato che scende verso il bastione, un poligono lungo un centinaio di metri, sormontato da una casamatta con numerose feritoie, dalla cui cima si può ammirare la Senna. All’ingresso della circonvallazione sono ancora visibili alcuni resti della cortina della fortificazione, alta quasi cinque metri, che collegava fra di loro i bastioni.
Cinémathèque e Musée du Cinéma
51, rue de Bercy
Métro: Bercy
Un tempo, lo splendido edificio moderno che oggi ospita la cineteca e il museo del cinema era la sede dell’American Centre. L’architetto Gehry lo aveva ideato nel 1994. La facciata anteriore è sobria e lineare, quella posteriore, invece, è composta da frammentazioni e giustapposizioni di forme che, nelle intenzioni dell’architetto, devono simboleggiare il continente americano.
Il museo ospita diverse collezioni di strumenti ottici, di telecamere, di cineprese, di apparecchi di proiezione, di bobine, di bozzetti, di locandine e di costumi hollywwodiani entrati nella leggenda. Fra gli oggetti più curiosi esposti c’è la macabra testa mummificata della madre di Alan Bates nel film Psycho. Era stato Henri Langlois, costretto a lasciare da bambino la città natale di Smirne messa a ferro e fuoco dai turchi, a creare questa collezione. Per più di quarant’anni, molte persone comuni e molti futuri registi sono venuti qui a vedere i vecchi film dell’espressionismo tedesco, del cinema muto, del cinema d’avanguardia del dopoguerra e i capolavori dei cineasti russi. Alcuni spezzoni di film sono proiettati sul pavimento delle sale e sugli schermi appesi al soffitto. C’è persino una copia del robot del film Metropolis di Fritz Lang, eseguita per il museo. Ci sono inoltre molti oggetti del pre-cinema: le lanterne magiche, le scatole ottiche, i primi apparecchi che restituivano le immagini in movimento...
Musée des Arts Forains
53, Avenue des Terroirs-de-France
Métro: Bercy, Cour Saint Emilion
A partire dalla metà dell’800, le fiere erano un evento importante, dove si divulgavano anche le scoperte della scienza e della tecnica. Nei padiglioni di questo museo degli spettacoli fieristici, in una profusione di dorature, di specchi e di legni policromi, è ricostruita l’atmosfera delle fiere del passato. Ci sono tutte le attrazioni caratteristiche, a cominciare dalle giostre dei cavalli e di altri animali. Chi ha buoni polpacci può salire in bici e far andare avanti la giostra che ha delle bici al posto dei cavalli, mentre chi ha delle braccia muscolose può provare a fare la bandiera aggrappandosi alla barra a tortiglione. Nella sala veneziana ci sono gli automi e si può fare un giro in gondola, poi, per far contenti i bambini, ci si può cimentare a fare a mano le caramelle.
Per chi vuole tentare la fortuna c’è il gioco della lotteria. Alcuni animatori guidano la visita.
Al vicino Théâtre du Merveilleux sono esposti, fra l’altro, un carillon murale, un pianoforte e un organo che suonano da soli, delle giostre e delle vecchie biciclette.
Frontière du Royaume
304, Rue de Charenton
Metro Dugommier
Il 29 dicembre del 1727, all’angolo di rue Picpus con rue de Lamblardie, era stata apposta una targa. Era un cippo di confine del regno di Luigi XV, che faceva divieto di costruire oltre quel limite, per non incorrere nelle penalità previste. La targa si era poi persa ed è stata ritrovata nel 1910 nel retrobottega di un negozio di colori, con una parte mancante. È stata ricostruita e reinstallata al numero 302, sulla facciata della casa dove nel 1715 aveva trovato rifugio il famoso bandito Louis Dominique Cartouche, capo di una banda di ladri, condannato poi al supplizio della ruota. Da qualche anno la lapide è stata riportata nel suo luogo d’origine.
Parc floral del Bois de Vincennes
Bois de Vincennes
Métro : Château de Vincennes
Un tempo, il Bois de Vincennes era il terreno di caccia dei re. Oggi, con i suoi quasi mille ettari di superficie, è lo spazio verde più grande della capitale. Per la metà è bosco con quattro laghi, un giardino tropicale, un parco floreale e diverse strutture, fra cui lo zoo, l’ippodromo, un castello, una fattoria, l’ex fabbrica di cartoucce diventata teatro, l’università e un velodromo.
Il Parc floral era stato creato nel 1969, in occasione di una mostra internazionale di fiori. Si estende su di una trentina di ettari, sull’area che apparteneva agli edifici militari della Pyramide e della Cartoucherie.
Ci sono almeno duecento varietà di tulipani, moltissime dalie multicolori, iris, gerani, azalee, rododendri all’ombra dei pini maestosi... Tutti insieme rappresentano un catalogo di fiori eccezionale. Anche il giardino delle quattro stagioni - des quatre saisons - è molto bello, ogni stagione ha la sua fioritura. Nel parco crescono inoltre circa tremila varietà di piante mediterranee, medicinali, succulente, bonsai…
Nei padiglioni si tengono delle mostre e degli spettacoli di animazione per i bambini. D’estate vi si svolge un festival del jazz.
Nel parco floreale ci sono tre fontane. Una è appena dopo l’ingresso, di fianco al castello. È chiamata la fontana del Point de rencontre ed è formata da blocchi di pietra disposti in modo da formare il centro di un fiore, i cui petali sono riprodotti sul pavimento. Anche la grande fontana Stahly, che porta il nome dello scultore che l’ha eseguita, è formata da blocchi di pietra sovrapposti sormontati da un totem su cui scorre l’acqua. La fontana è circondata da piante e da fiori. La terza fontana, detta Louttre, dal soprannome dello scultore che l’ha eseguita, Marc-Antoine Bissière, è formata da un parallelepipedo di ceramiche multicolori. Vicino ad essa, c’è una vasca piena di iris d’acqua e di ninfee, che fioriscono in estate.
L’accesso al Parc floral è dall’esplanade du Château de Vincennes, route de la Pyramide.
Arboretum del Bois de Vincennes
Route de la Pyramide
RER: Joinville-le-Pont
L’Arboretum, che fa parte del Giardino botanico della città di Parigi, si estende su dodici ettari e ospita quasi millecinquecento alberi, appartenenti a circa cinquecento varietà. È bello passeggiare lungo i viali ombrosi costeggiati da salici, pioppi, querce, tigli, sequoie americane, aceri canadesi… L’angolo che accoglie centinaia di specie di lillà è splendido. È interessante anche la fauna, rappresentata da scoiattoli, rospi e faine. Nei giorni della festa dei giardini o delle Porte aperte è possibile visitare il frutteto, che ospita più di quattrocento varietà di meli e di peri.
Centre bouddique del Bois de Vincennes
40, Route de Ceinture-du-Lac-Daumesnil
Metro Porte Dorée
Appena usciti dal metro, si vede la montagnola artificiale che sorge all’interno dello zoo, costruita 60 anni fa, all’inaugurazione, dalla cui cima si può vedere Parigi. Poi, proseguendo lungo la Route circulaire du lac Dumesnil, si incontra un Centro buddista tibetano. Ci sono due edifici più grandi, posti accanto a un coloratissimo tempietto. Quello sulla sinistra era stato il padiglione del Togo all’esposizione coloniale del 1931. Cinquant’anni dopo quella data, esso è diventato una pagoda, con la statua del Buddha Risvegliato più alta d’Europa. I suoi dieci metri sono ricoperti di lamelle d’oro, realizzate dal pittore Mirò. La pagoda contiene molti simboli legati ai contenuti della religione tibetana: la porta d’ingresso dà accesso al Cammino della liberazione, i cui pilastri frontali simboleggiano le quattro Nobili Verità, mentre gli otto raggi della Ruota della Legge corrispondono all’ottuplo Nobile Sentiero. I monaci, cambogiani, laotiani e tibetani recitano dei mantra circondati dal profumo d’incenso, accompagnati dal suono del gong durante la cerimonia delle offerte. Chi vuole può unirsi a loro nella preghiera e nella meditazione nel piccolo tempio, dopo aver consultato gli orari delle sedute pubbliche affissi all’ingresso, accanto agli avvisi sui temi affrontati nel week end.
Qui si tengono anche dei festival culturali tibetani e himalayani, dei concerti di musica sacra e per la pace nel mondo. Era stato il governatore della Cambogia Sainteny a volere un Centro internazionale buddista per i rifugiati arrivati qui dopo la guerra del Vietnam.
Il centro è particolarmente frequentato in primavera e a settembre, per le commemorazioni della nascita e dell’estinzione del Buddha. A maggio, nel giorno di luna piena, c’è la festa del Vesak, con la suggestiva processione illuminata dalle torce.
Nel piccolo giardino ci sono delle essenze rare e alcuni degli alberi circostanti hanno un’origine orientale. Fra di essi c’è un sapindo, l’albero del sapone cinese.
Cité nationale de l’Histoire de l’Immigration
293, avenue Daumesnil
Métro : Porte-Dorée
L’edificio era stato costruito dall’architetto Laprade nel 1931 per ospitare l’Esposizione coloniale. Successivamente, ha accolto il museo delle arti africane. Il bassorilievo sulla facciata raffigura infatti i porti e gli aeroporti dell’Africa e anche dell’Asia. Oggi esso è la sede della Cité de l’histoire de l’immigration e ospita un centro di documentazione sul fenomeno migratorio. Racconta il ruolo degli immigrati in un percorso in parte cronologico in parte tematico. Si scopre ad esempio che nel 1931 il numero di immigrati era uguale a quello di oggi ed è possibile illuminare la cronologia dettagliata schacciando un pulsante. Si possono consultare gli archivi, guardare i documentari d’epoca, seguire le interessanti testimonianze video o sonore di alcuni immigrati. Un rifugiato spagnolo, arrivato in Francia nel 1941, ad esempio, racconta le sue peripezie per sfuggire al franchismo. I boat people del Vietnam narrano il loro lungo viaggio pieno di pericoli… La collezione di oggetti comprende delle vecchie carte di identità, delle foto di famiglia, degli strumenti musicali, un mortaio italiano, un macinacaffè bosniaco… Nel percorso artistico c’è il punto di vista degli artisti contemporanei. Oltre all’esposizione permanente, ci sono delle mostre temporanee.
Fontaine de la porte Dorée – In place Edouard-Renard c’è una square verdeggiante dedicata agli Anciens-Combattants-d’Indochine. È stata ribattezzata così nel 1987, per rendere omaggio ai soldati francesi che si sono battuti nel paese asiatico fra il 1945 e il 1954. Al centro c’è una fontana monumentale, con una statua della dea Minerva sul piedestallo di pietra sovrastante le tre vasche semicircolari. È armata di scudo e di lancia e simboleggia la Francia. Ci sono poi altre otto vasche rettangolari poste ad altezza digradante come una scala, su cui scorre l’acqua, con ai lati numerosi getti d’acqua simmetrici fra due file di palme, che danno al luogo un aspetto esotico.
Eglise du Saint Esprit
186, Avenue Daumesnil
Métro: Daumesnil
L’interno della chiesa del Santo Spirito ricorda quello della basilica di Santa Sofia di Costantinopoli. È uno degli esempi dello stile bizantino nella capitale. L’architetto Tournon, infatti, nel costruirla si era ispirato all’Oriente, impiegando però il cemento armato, insieme ad altre soluzioni moderne. L’edificio non ha una facciata, si trova al centro di un cortile formato per tre lati da palazzi d’abitazione e per un lato dall’edificio parrocchiale. È rivestito di mattoni rossi , la cupola è alta 33 metri – come gli anni di Cristo - e larga 22, e la torre campanaria con la sua alta cuspide arriva a misurare 75 metri. All’interno, le pareti sono quasi completamente nude, fatta eccezione per quella di sinistra, sulla quale è raffigurata la storia della chiesa cattolica, a partire dai Vangeli, con il concilio di Efeso, la vicenda di Giovanna d’Arco, il concilio di Trento fino al martirio di Charles de Foucault, con molte altre tappe significative.
Fontaine Daumesnil – Pierre Daumesnil, a cui è dedicata l’avenue, era un generale francese del Primo Impero e della Restaurazione, che era soprannominato Gamba di legno. Su place Félix-Eboué c’è una fontana che porta il suo nome. Viene anche chiamata Fontaine aux Lions ed era stata costruita nel 1869 da Davioud. Félix Eboué era nato alla Caienna, è stato il primo governatore nero delle colonie e ha governato il Ciad dal 1938. La fontana è formata da una grande vasca circolare e da altre tre di grandezza digradante con otto leoni seduti sui piedestalli tutt’intorno. Al centro della fontana c’è una vasca sorretta da otto mensole, decorate da teste di donna. Di notte, grazie all’illuminazione, la fontana è incantevole e magica.