I primi insediamenti di questo arrondissement, il più antico della città, risalgono all’epoca romana. L’antico cardo maximus corrispondeva in parte all’attuale rue Saint-Jacques.
Prima del 1806 la via era conosciuta con il nome di Saint-Jacques-des-Prêcheurs ed era percorsa dai pellegrini diretti a Santiago di Compostella. San Luigi vi aveva creato un luogo di sosta per assistere quelli ammalati. Sulla facciata del numero 27 c’è un quadrante solare sul quale c’è un’opera eseguita da Salvador Dali nel 1968. Raffigura il viso di una donna intorno alla quale c’è una conchiglia di Saint-Jacques.
All’inizio del 1700, dal sottosuolo della cattedrale di Notre-Dame sono stati portati alla luce sei blocchi scolpiti, raffiguranti i Nautes con le loro armi. I Nautes erano una potente corporazione di armatori della tribu dei Parisii e si occupavano del controllo del commercio fluviale.
Dopo la colonizzazione romana, essi avevano eretto sulle sponde della Senna una colonna in onore di Giove. Era alta sei metri e sicuramente reggeva una statua del dio. Una dedica a Tiberio fa risalire i blocchi ritrovati a un periodo fra il 14 e il 37 d C. La presenza di divinità romane e divinità galliche dimostra che le due religioni coesistevano pacificamente.
La riva sinistra era stata ricostruita nell’XI secolo e dal 1257 è la sede dell’Università della Sorbona, ma vi si trovano anche il Collège de France, l’Ecole polytecnique, l’Ecole normale superieure, l’Ancienne Faculté de droit, l’Institut Curie, il liceo Louis-le-Grand, il liceo Saint-Louis, il liceo Henry-IV... Un tempo, al numero 34 di rue de la Montagne-Sainte-Geneviève, c’era anche il collège des Trente-Trois. L’edificio è aperto a tutti, in particolare è degno di visita lo splendido cortile bucolico. Il quartiere è stato la sede originaria di correnti rivoluzionarie.
Fra le tante leggende c’è quella che riguarda Sainte Geneviève, secondo la quale la giovane avrebbe invitato alla preghiera la folla terrorizzata per l’approssimarsi degli Unni dalla cima della collina che oggi porta il suo nome. La preghiera collettiva ha funzionato e alla città è stato risparmiato il saccheggio. Geneviève è poi diventata la patrona della città e sopra a una colonna accanto al Pont de la Tournelle c’è la sua statua. L’opera ha suscitato molte critiche.
A ricordare Sainte-Geneviève c’è anche una fontana, situata all’angolo di rue de la Montagne-Sainte-Geneviève con rue Descartes nel 1864. La sua forma è semicircolare e ai due angoli del semicerchio ci sono due colonne decorate da un medaglione di bronzo su cui è raffigurata la nave simbolo della città. Nel muro sono incastrati tre musi di leone che sputano acqua nella griglia sottostante.
Attraverso la cancellata del cortile della vecchia Ecole polytechnique si vede la vicina fontana La Spirale, realizzata nel 1986 dall’architetto Sloan e decorata da una scultura di bronzo di Oppenheim. E a proposito di fontane, in place Louis-Marin, appena fuori della stazione RER Luxembourg, c’è una fontana dedicata a Pelletier et Caventou, altrimenti detta fontana della Guérison. Nel 1920, le ricerche dei due medici avevano portato alla scoperta del chinino. L’acqua della fontana esce da due caducei, i due bastoni con un serpente attorcigliato intorno, simbolo della professione medica. Nei due medaglioni in alto sono raffigurati i volti degli scienziati.
Chiesa di St. Julien le Pauvre
Rue St-Julien-le-Pauvre
Metro St-Michel, Cluny-La Sorbonne
Nel VI secolo, sull’antica via di pellegrinaggio verso San Giacomo di Compostella, sorgeva una cappella dedicata a Saint Julien-l’Hospitalier. La cappella, distrutta dai Normanni, era stata ricostruita nel XII secolo dai benedettini. Sotto alle sue arcate sono passati Abelardo, Albert Le Grand, Dante, Petrarca, Rabelais, Villon e San Tommaso d’Aquino, che vi ha predicato.
Durante la Rivoluzione era diventata un granaio. Dal 1889, invece, è affidata ai seguaci del rito greco-cattolico melchita, di rito bizantino. L’interno è una miscela di stili romanico e gotico. I capitelli delle due colonne centrali sono decorati di foglie di acanto e di arpie con le ali spiegate. Il coro è attraversato dall’iconostasi, tradizionale nelle chiese di rito bizantino. Vi si tengono molti concerti.
Sulla facciata dell’edificio al numero 42 della vicina rue Galande c’è un bassorilievo in pietra che raffigura saint Julien, di cui si narra che avesse ucciso involontariamente il padre e la madre. Per espiare, aveva costruito un rifugio per i viaggiatori, a cui si dedicava completamente.
Al numero 1 bis di rue Saint-Julien le Pauvre c’è una bella casa a colombages con le travi a vista. Ospita la Maison historique de la Vieille Chanson de France, un palcoscenico musicale che traccia la storia della canzone francese a partire dall’XI secolo. Nel sotterraneo della casa ci sono le segrete della vecchia prigione del Petit Châtelet e c’è anche una ghigliottina.
Al numero 39 di rue de la Bûcherie, di fianco alla libreria Shakespeare and Company, c’è una minuscola casa cinquecentesca con le travi a vista.
Square René-Viviani
25, Quai de Montebello, rue Lagrange, rue Saint-Julien-le-Pauvre
Metro: Maubert Mutualité RER : Saint-Michel
Su questa piazza, incantevole spazio verde da cui si gode di una vista impareggiabile sulla cattedrale di Notre-Dame, alla fine del ‘500 Jean Robin aveva collocato una pianta dai grappoli di fiori bianchi e profumati, che più tardi Linneo aveva dedicato a lui. Nel 1636, il figlio di Jean Robin, Vespasiano, ha piantato qui un ricaccio/rigetto della robinia di suo padre. L’albero continua a esistere, anche se un po’ malandato e storto, sostenuto da un tuteur/ rinforzo di cemento.
La square ospita alcune vestigia dell’antica abbazia di Long-Pont. René Viviani, a cui essa è dedicata, era un deputato socialista creatore del primo ministero del Lavoro. Quando era Presidente del Consiglio ha decretato la mobilitazione generale nel 1914.
Sulla square René-Viviani ci sono una vecchia vecchia fontana di pietra e una nuova fontana di bronzo con tre teste di cervo dalla cui bocca esce l’acqua, opera dello scultore Jeanclos
Dante Alighieri sulla paglia
A Parigi ci sono due vie che si riferiscono al nostro grande poeta Dante Alighieri. Una è la via dedicata a lui che si trova dietro alla chiesa St. Julien e nella quale c’è un edificio con una facciata molto bella, decorata da atlanti muscolosi e da volute vegetali, posta al numero 5. In rue de Fouarre, invece, sembra che Dante fosse solito sedersi sulla paglia per seguire le lezioni, che si tenevano per strada. L’insegnante stava appollaiato su di una specie di sgabello e gli allievi – “per sviluppare il loro spirito di abnegazione e di umiltà” come ebbe a dire papa Urbano V - stavano seduti per terra.
Nel francese arcaico fouarre indicava la paglia e Victor Hugo la cita in una sua frase: “Ne pourrissez pas comme un âne illettré sur le fuarre de l’école.”
Eglise St Séverin
1, Rue des Prêtres -Saint-Séverin
Metro: Cluny La-Sorbonne, Saint-Michel
La storia della chiesa inizia nel VI secolo con un oratorio bruciato dai vichinghi, poi sostituito da una cappella. Nel XV secolo, sul luogo della cappella, di cui rimane il campanile, è stata costruita la chiesa. I muri sono sovrastati da diverse gargouilles e la porta secondaria reca un’iscrizione in lettere gotiche: “Bonnes gens qui par cy passés, priez Dieu pour les trépassés.”
Nell’interno c’è una doppia fila di colonne ritorte le cui nervature ricordano la forma delle palme. Nel chiostro c’è un bassorilievo che raffigura lo scrittore Huysmans, che aveva descritto l’edificio. Le cappelle laterali sono illuminate da magnifiche vetrate colorate, raffiguranti rami di fiori con la corolla aperta con re, profeti e la Madonna. Nella cappella Mansart c’è la statua di bronzo di Notre-Dame du Beau Savoir, protettrice degli universitari. L’organo ottocentesco è stato suonato anche da Camille Saint-Saens.
Il giardino è chiuso da alcune costruzioni gotiche, che nel medioevo era un ossario. Sotto alle gallerie e nel sottotetto, infatti, venivano inumate le ossa dei defunti.
Al numero 12 di rue Saint-Séverin c’era una delle case più strette di Parigi, dove si dice che abbia abitato l’abbé Prévost d’Exiles, autore di ben 170 opere, tutte sconosciute, tranne la Manon Lescaut. Recentemente, però, la casa è stata ristrutturata e unita a quella di fianco. Delle due piccole finestre che c’erano a ogni piano ne è rimasta una sola.
Musée national du Moyen Age
6, place Paul-Painlevé
Métro: Cluny-La Sorbonne
Il museo è ospitato nell’hôtel de Cluny, di cui fanno parte anche le vestigia gallo-romane delle terme. Vi si trovano delle opere molto antiche, come la statua di Giuliano l’Apostata, collocata nel frigidarium delle terme. Nelle vetrine delle sale dedicate alla vita quotidiana ci sono dei pettini, dei cofanetti e degli oggetti di toeletta. Invece, nello spazio dedicato al tema della vita pubblica sono esposti alcuni codici miniati, mentre in quello dedicato alla guerra, alla caccia e ai tornei, ci sono delle spade, dei pavesi e delle tappezzerie con immagini attinenti al tema. Una sala rotonda ospita l’arazzo noto con il nome di Dame à la licorne, la Donna con l’unicorno,
La cappella è di stile gotico flamboyant, ci sono le Teste dei re e altre sculture che erano state portate via da Notre-Dame e poi trovate nel sotterraneo di una banca. Nella sala del Tesoro è esposta una rosa d’oro donata dal papa, insieme alle corone dei re visigoti e a una Vergine con bambino scolpita sopra a una zanna d’elefante.
Jardin médiéval du musée de Cluny
Boulevard Saint-Germain et Saint-Michel, rue de Cluny
Métro :Saint-Michel RER :Cluny-La-Sorbonne
Il giardino che circonda l’hôtel degli abati di Cluny evoca il Medioevo. Si entra nella ‘foresta del liocorno’ dove si scoprono sul terreno le impronte di diversi animali, si oltrepassa la croce che disegna quattro riquadri al suolo, si raggiungono l’orto dove crescono i cavoli e le rape e il giardino dei semplici dove prosperano l’issopo, l’assenzio, la ruta e la melissa e si arriva al giardino celeste, dedicato alla Vergine, dove fioriscono le violette, le primule i gigli e le rose…Nel giardino dell’Amor cortese, invece, ci sono i garofani, il bosso, il caprifoglio e il vialetto infossato, piantato di felci, violaciocche ed euforbie, conduce alla square Paul Painlevé. Di seguito c’è un tappeto millefiori particolarmente allegro d’estate.
Collèges e place de la Sorbonne
Métro: Cluny-La Sorbonne
Su piazza della Sorbona si affacciano tre università - Paris IV Sorbonne, Paris I Panthéon-Sorbonne, Paris III Sorbonne. C’è anche la chiesa secentesca di Sainte-Ursule-de-la-Sorbonne, di stile classico, costruita su progetto di Lemercier. Era stata voluta da Richelieu e ospita la sua tomba, realizzata da Girardon. A sinistra della chiesa c’è l’ecole des Chartres, che da due secoli forma gli archivisti paleografi. Le vasche rettangolari di piazza della Sorbona, da cui zampillano dei grossi getti d’acqua, hanno una disposizione allineata che sottolinea la prospettiva delle facciate degli edifici in fondp. È piacevole sedersi sui loro alti bordi e lasciarsi cullare dal rumore dell’acqua.
Su di una parete del cortile d’onore del collège, a quindici metri di altezza, c’è un bel quadrante solare. Sotto all’arcata in alto c’è un bassorilievo dorato di Febo, il dio del sole, alla guida del carro, con l’aforisma ‘Nos jours fuient comme l’ombre’.
Statua portafortuna di Michel Montaigne – Nella vicina place Paul-Painlevé c’è una statua del grande umanista e filosofo Michel Montaigne, autore dei Saggi, che lo raffigura seduto, con le gambe accavallate e con un libro in mano. La punta del piede destro è molto lucida perché gli studenti, convinti che la cosa porti loro fortuna prima degli esami, passano ad accarezzarla alla vigilia, pronunciando la frase: “Salut, Montaigne!”. La statua è stata eseguita da Landowski ed è del 1933. In origine era di marmo bianco, ma dato che veniva spesso coperta di vernice e di scritte, è stato deciso di farla di bronzo.
Su square Paul-Painlevé, davanti all’ingresso del museo di Cluny, c’è anche una copia della Lupa di Roma donata da quest’ultima alla città di Parigi. La fontana è dedicata invece a Octave Gréard, Accademico di Francia, che aveva messo in atto diverse riforme scolastiche, creando anche i licei femminili. Il bassorilievo raffigura una maestra seduta con un libro sulle ginocchia e un allievo che tende riconoscente verso Gréard un mazzo di rose.
Osservatorio della Sorbona
17, Rue de la Sorbonne
Métro: Cluny-La Sorbonne, Odéon
L’appuntamento, se il tempo lo permette, è alle 21 davanti alla Sorbona. Un esperto della Società astronomica fa visitare l’osservatorio dell’università. Prima si ispeziona l’edificio ascoltandone la storia, poi si sale con l’ascensore nella cupola, la cui sala ospita una bella lunetta. Se è ancora chiaro, come accade d’estate, si fa un giro sul balcone circolare, per ammirare il Panteon, l’istituto Louis-Le-Grand e la chiesa di Saint-Sulpice. Con il buio si possono ammirare le luci lampeggianti della torre Eiffel, prima di rientrare e prepararsi all’osservazione del cielo. Il meccanismo è manuale: si apre uns fessura nel tetto, poi si orienta la cupola nella direzione desiderata. Purtroppo il cielo sopra Parigi è piuttosto inquinato e questo, unito alle nubi, permette di vedere solo alcune stelle.
Chiesa ortodossa rumena – Nella vicina rue Jean de Beauvais c’è una cappella di stile gotico, dove venivano a pregare san Francesco Saverio e sant’Ignazio di Loyola. Nel 1966 essa è diventata una chiesa ortodossa rumena, abbellita da una ricca iconostasi. Nel 1994 vi sono state celebrate le esequie di Eugène Ionesco, alla presenza del re di Romania.
Panthéon
Place du Panthéon
Métro: Maubert-Mutualité, Cardinal-Lemoine
RER: B Luxembourg
È opera dell’architetto Soufflot ed è il simbolo della laicizzazione progressiva della memoria nazionale. L’edificio era stato iniziato nel 1755 per essere la nuova chiesa dell’abbazia Sainte-Geneviève. Era stato appena terminato quando la Rivoluzione ha deciso di farne il Panteon della Francia, in occasione della morte di Mirabeau. Il frontone porta la celebre iscrizione ‘Ai grandi uomini, la patria riconoscente’. Nel tempo, l’edificio ha cambiato molte volte di destinazione, a seconda dei regimi politici e anche l’iscrizione è stata grattata via poi rimessa. Oggi l’edificio è completamente laico, anche se conserva una croce sopra alla cupola.
La piazza antistante è stata allestita contemporaneamente all’edificio. Vi si affacciano la Facoltà di diritto, il municipio del V arrondissement, la biblioteca di Sainte-Geneviève, il collège Montaigu e il liceo Henry IV.
Su questo sagrato sono stati pronunciati dei discorsi funebri celebri, fra cui quello di Malraux, che cominciava con la frase: “Entre ici, Jean Moulin”. L’oratore stava vicino al punto in cui la bara faceva tappa prima di essere inumata all’interno. Con il poeta martinicano Aimé Césaire non è stata seguita questa pratica perché lui voleva essere sepolto nella sua isola. Così ci si è limitati a mettere una targa in suo ricordo.
Nell’angolo nord est della piazza, come pure in quella attigua intitolata all’abbé Basset, ci sono molti bar e ristoranti. Le Comptoir du Panthéon, al numero 13 di rue Victor Cousin, offre una cucina francese tradizionale con ottime zuppe di cipolle, lumache e crêpe.
Église St Étienne du Mont
1, Place Sainte Geneviève
Metro: Cardinal Lemoine
La chiesa è del 1626 e ha una facciata rinascimentale. Nel timpano è raffigurata la lapidazione di santo Stefano. All’interno, lo stile rinascimentale si mescola al gotico. Un elemento davvero notevole è il jubé, la tribuna trasversale che nelle cattedrali gotiche separava il coro dalla navata. Da questo pulpito venivano fatte le prediche e le letture dei testi sacri. È in marmo bianco intarsiato e le balaustre sono decorate da racemi, da angeli e da palmette. È l’unico rimasto a Parigi
Dietro il coro ci sono dodici bellissime vetrate del XII secolo, che raffigurano episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento. La chiesa ospita la teca con le reliquie di santa Genoveffa. Ci sono anche le pietre tombali di Racine, di Pascal e di Rousseau.
Sulla piazzetta, ai piedi della scalinata della vecchia école polytechnique, c’è una bella fontana di epoca Reggenza, opera di Jean Beausire. È un’opera affascinante, con un mascherone di bronzo collocato in una nicchia e la cornice ornata da alcuni delfini. Due strani animali marini fissano i passanti con occhi sporgenti. Vicino alla chiesa c’è il Jardin Carré e sulla square Paul-Langevin c’è la fontana Childebert. Al numero 1 della vicina rue Clovis c’è un bassorilievo che raffigura un leone circondato da cardi. Un tempo il terreno apparteneva al Collège des Ecossais. A qualche metro di distanza c’è la cappella dell’istituto, dove è conservato il cervello di Giacomo II d’Inghilterra, nipote di Maria Stuarda. A nord della chiesa di St. Etienne c’è la piccola rue Laplace dove l’edificio al numero 12 conserva un frammento della porta del secentesco collegio dei Grassins.
Ancien Collège des Bernardins
20, Rue de Poissy
Metro: cardinal Lemoine, Maubert-Mutualité
L’edificio era stato costruito per essere la sede della formazione dei monaci cistercensi, conosciuti anche con il nome di bernardini. La zona allora era paludosa, tanto che il fabbricato poggiava su grossi pilastri di quercia. Nel 1790 esso era stato confiscato dai rivoluzionari, poi è passato all’amministrazione, infine alla diocesi di Parigi. Dopo il restauro, è utilizzato per corsi, manifestazioni artistiche e conferenze.
È una costruzione di rara bellezza e la leggerezza delle sue linee è messa in risalto dalla luce. Da rue de Poissy si vede il ‘logis du pape’, l’abitazione della somma autorità. Il piano terra ha il soffitto a volta. Al numero 18 di rue de Poissy c’è la sacrestia che nel XIV secolo collegava il refettorio alla chiesa.
Al numero 24 della vicina rue Saint-Victor c’è un edificio dalla bella facciata Art Déco che nel dopoguerra era la sede della Maison de la Mutualité. Vi si sono svolti dei congressi e delle manifestazioni. Anche Sartre, proprietario del giornale ‘La cause du peuple’, organizzava qui i suoi incontri.
Musée de la Prefecture de Police
1 bis, Rue Basse des Carmes
4, Rue de la Montagne Sainte Geneviève
Metro Maubert-Mutualité
Il museo era stato creato dal prefetto Lépine e si trova al secondo piano della stazione di polizia. Ospita ogni sorta di testimonianze storiche, comprese le lettres de cachet, che permettevano al re di imprigionare arbitrariamente chiunque. Ci sono i documenti di processi celebri, come quelli di Ravaillac e di Landru. Una parte del museo è dedicata agli inizi dell’investigazione scientifica, con il sistema di identificazione di Bertillon, che nel 1870 aveva scoperto che si può identificare un individuo in base alla misurazione di quattordici caratteristiche: la statura, il naso, le orecchie e soprattutto le impronte digitali. Si può anche osservare da vicino la valigia con gli strumenti che usava. Questo sistema di identificazione ha preso il nome di bertillonage.
Ci sono anche le catene dei prigionieri, i distintivi della polizia, le armi usate per commettere crimini, le ordinanze e le condanne, alcuni registri di incarcerazione, i ritagli di giornali con le notizie di crimini famosi. In una vetrina sono esposti gli strumenti di tortura e c’è anche la lama di una ghigliottina. Vi sono i manichini con le divise dei sergents de ville, che mantenevano l’ordine prima del 1830, Vi sono i mandati d’arresto di Beaumarchais, di Desmoulins e di Charlotte Corday. C’è anche una ricostruzione della machine infernale usata da Fieschi nell’attentato contro Luigi Filippo. Una ricca biblioteca è a disposizione dei ricercatori e di chi ha interesse per la criminologia.
Musée Curie
1, Rue Pierre et Marie Curie
Métro: Place Monge
Il museo si trova vicino al capannone dove i coniugi Pierre e Marie Curie lavoravano alla scoperta del polonio e dell’uranio, poi avvenuta nel 1898. Vi si conservano gli oggetti e gli archivi attinenti al lavoro dei due scienziati, oggetti che ripercorrono la storia della radioattività e delle sue applicazioni, in particolare nella medicina. C’è anche una collezione di strumenti scientifici utilizzati nell’istituto del Radio fra il 1910 e il 1960, insieme agli oggetti che illustrano l’uso della radioattività all’inizio del XX secolo.
Abbaye de Notre-Dame de Val de Grâce
1, place Alphonse Laveran
Métro: Les Gobelins
L’abbazia di Val de Grâce, a cui hanno lavorato gli architetti Mansart, Lemercier, Le Muet e Le Duc, unisce in modo armonioso il classicismo francese e il barocco italiano. Era stata fondata nel 1621 per accogliere i benedettini del convento della Val-de-Grâce de Bièvre. Nel XVII secolo vi soggiornava regolarmente Anna d’Austria, che voleva ringraziare Dio di averle dato un erede dopo 23 anni di matrimonio, il futuro Luigi XIV. Durante la Rivoluzione era stata trasformata in ospedale militare. La facciata ha due piani a doppio frontone triangolare. La cupola è decorata da un affresco di Mignard dal titolo La gloire du Val-de-Grâce, nel quale più di duecento personaggi illustrano la nascita di Luigi XIV. L’influenza barocca è evidente nella volta scolpita della navata principale e nel monumentale baldacchino a sei colonne tortili.
Per accedere alla chiesa si deve passare dal museo del Service de Santé des Armes che ospita un’interessante collezione di strumenti medici e di vasi da farmacia. Ci sono poi la sala delle barelle, quella del fronte, quella dell’ospedale delle retrovie dedicato alla chirurgia riparatrice. Dalle finestre dell’ospedale si gode di una vista magnifica sul chiostro dei benedettini, che non è aperto al pubblico.
Nel 1995, l’architetto Yves Boiret ha collocato due fontane di pietra ai lati di place Alphonse-Laveran, di fronte alla cappella. Sono entrambe dedicate al primo premio Nobel della medicina francese Alphonse Laveran e sono caratterizzate da una grande sobrietà di linee e di decorazioni.
Quadri un po’ macabri – Nella cappella di Saine-Anne, a sinistra dell’altare, venivano conservati i cuori delle famiglie reali e d’Orléans. C’erano quelli di Anna d’Austria, di Maria Teresa d’Austria, del reggente Filippo d’Orléans, di Marie Lesczynska e altri. Sotto alla Rivoluzione, una decina di questi cuori è stata acquistata dal pittore Martin Drolling. L’artista li ha mischiati all’olio per fabbricare un colore che dava ai dipinti un effetto molto ricercato. I quadri di Drolling sono visibili al museo del Louvre.
Hôtel Scipion
Rue Scipion, 13
Metro Gobelins
Scipione Sardini era un banchiere toscano venuto a Parigi al seguito di Caterina de’ Medici, la figlia di Lorenzo II, diventata regina di Francia grazie al matrimonio con Enrico di Valois. Egli faceva prestiti al re e alla corte. Il suo palazzo era stato costruito nel 1565 ed è stato il primo con una facciata di pietra e mattoni. L’accostamento di pietre e mattoni, infatti, era tipico dell’architettura italiana del tempo, ma non esisteva in Francia. Cinque medaglioni di terracotta scolpiti da Della Robbia ne ornano le arcate (in realtà sono delle copie, gli originali sono conservati al Museo dell’Assistenza pubblica).
Sardini aveva accumulato una fortuna immensa. È stato nominato barone e ha sposato Isabelle de Limeuil, una delle componenti dello ‘squadrone volante’ della regina, formato da donne belle e piene di fascino, che avevano l’incarico di mettere a frutto il loro charme per strappare ai grandi signori ciò che la regina voleva da loro.
Mercato dei cavalli – All’altezza del numero 5 di rue Geoffroy-Saint-Hilaire c’è l’impasse du Marché-aux-Chevaux, dove, nel XVII secolo, si svolgeva il mercato di questi animali. In rue de l’Essai , invece, si faceva l’esame delle bestie in vendita. Sulla facciata del bell’edificio del mercato si legge la scritta: “ Marchands de chevaux, poneys, double poneys de toutes provenances et chevaux de trait.” L’elenco ci ricorda gli usi diversi a cui erano destinati i cavalli.
Su questa piazza c’era il famoso cabaret Pomme de Pin, celebrato da Rabelais, nel quale si riunivano i sette poeti della Pléiade. La Pléiade è il nome di una costellazione formata da sette stelle in cui, secondo la mitologia, erano stati tramutati i figli di Atlante e Pléioné, che si erano tolti la vita dalla disperazione per la sorte che Zeus aveva riservato al loro padre.
Il nome, che aveva già designato sette poeti greci vissuti sotto il regno di Tolomeo Filadelfo, è stato ripreso da Ronsard per la sua ‘Brigade idéale’, ad imitazione della Pleiade alessandrina. Oltre al fondatore Ronsard, autore delle Odi, ispirate a Pindaro e a Orazio, ne facevano parte Dorat, l’umanista e maestro di Ronsard; Jean-Antoine Baif, autore degli Amours e dei Passe-temps, carichi di erudizione greco-latina ed Etienne Jodelle, autore dell’opera in decasillabi Cléopatre captive, annunciante la tragedia classica.
Rue Mouffetard e Place de la Contrescarpe
Metro Censier-Daubenton
Rue Mouffetard è un’antica via romana che, nel Medioevo era una delle vie di uscita dalla città, sempre percorsa da portantine e da cavalcature e quindi molto animata. Poi, nei secoli, è stata sede di tumulti, come al tempo della Rivoluzione e della Comune. Oggi è percorsa soprattutto dai turisti ed è interessante passeggiarvi fino alla place de la Contrescarpe. Ci sono antiche case con pignoni e con dettagli particolari. Sulla facciata del numero 12 c’è un’insegna di vetro dipinto, che raffigura un negro con i pantaloni a righe nell’atto di servire una cioccolata calda alla sua padrona, con la scritta: Au Nègre Joyeux. Al numero 104 c’è il passage des Postes. Sulla facciata al numero 122 sono raffigurati due personaggi accanto a un pozzo con uno dei due che tira su un secchio. L’insegna è del 1592, un tempo si chiamava La Bonne Eau, poi è diventata La Bonne Source e indicava il negozio di un vinaio. Il décor della casa al numero 134 invece risale ai 1929 ed era stato eseguito dal pittore italiano Eldi Gueri per la macelleria Facchetti che esiste tuttora.
Su rue Mouffetard c’è anche un mercato molto simpatico, mediterraneo, con un’ampia scelta di frutta, verdura, pesce, pasticceria, formaggi e salumi, prodotti bio e del commercio equo e solidale.
All’incrocio di rue Mouffetard con rue Bazeilles c’è una curiosa fontana realizzata da Guy Lartigue chiamata Pluie. È curiosa perché dentro al cerchio più esterno delle due vasche c’è l’erba. All’angolo con rue du Pot-de-Fer c’è una bella fontana monumentale del 1672, con le finestre su entrambe le facciate. Sull’angolo arrotondato c’è un cartiglio che recava un’iscrizione, oggi illeggibile. In alto, sopra alla cornice, ci sono cinque fregi decorativi, con delle conchiglie, delle volute e dei fiori scolpiti nella pietra.
Place de la Contrescarpe - La piazza rappresenta una destinazione turistica, ma ha una piacevole atmosfera, un po’ provinciale. La sistemazione attuale è del 1852, ma la sua storia risale al Medioevo, quando qui era stata eretta una parte del muro di cinta di Filippo Augusto. Il termine controscarpa, infatti, corrisponde alla scarpata che sovrasta il fossato esterno del muro. Fino al XIX secolo in questo quartiere abitava una popolazione misera, che si accalcava in povere stanze ammobiliate. L’alcoolismo, la criminalità e la prostituzione erano molto diffusi. È stato solo a partire dal dopoguerra che c’è stata una riqualificazione ambientale. Al centro della piazza c’è una fontana circondata da un terrapieno con una siepe e dei fiori. La fontana della vicina place de l’Estrapade, invece, è decorata da quattro maschere di bambini poste sul pieduccio centrale.
È piacevole sedersi in uno dei dehors dei numerosi caffè e guardare la gente passare mentre si fa uno spuntino.
La vicina place Lucien Herr è una piccola piazza affascinante e tranquilla dedicata al politico di origine alsaziana che è stato cofondatore del quotidiano l’Humanité. È dedicata a lui anche la fontana.
Eglise de Saint-Médard
141, rue Mouffetard
Métro: Censier-Daubenton
L’edificio religioso risale alla seconda metà del XV secolo e sembra quello di una chiesa di campagna, con il suo campanile di ardesia e la sagoma di un gallo francese e una croce sulla cima. Medardo, a cui è dedicata, era un semplice diacono morto all’età di 36 anni, spossato dalle privazioni che si infliggeva per riservare i suoi soldi all’aiuto dei poveri. All’interno il coro ha ancora le antiche volte di legno, che dovevano essere provvisorie. L’organo risale al 1500. Ospita molte opere d’arte. Nella cappella del Sacré-Cœur c’è Le Christ au tombeau di Philippe de Champagne. Un altro bel dipinto è La promenade de Saint-Joseph et de l’enfant Jésus di Zurbaran.
I convulsionari – Nel XVIII secolo, il piccolo cimitero dietro la chiesa è stato teatro del curioso episodio dei convulsionari. Dopo la morte di Medardo, si era diffusa la voce che operasse miracoli e così la sua tomba era diventata oggetto di culto, con alcuni esaltati che passavano i limiti. Infatti, arrivavano a prendere delle manciate di terra tutt’intorno e la mangiavano, urlando, strappandosi i vestiti e infliggendosi l’un l’altro delle sevizie. Per questo le autorità hanno fatto chiudere il cimitero e hanno portato alla Bastiglia i più scatenati dei fanatici.
La Grande Mosquée
2bis, place du Puits-de-l’Ermite
Métro : Place Monge, Censier-Dauberton
La Grande Moschea è stata progettata dagli architetti Fournez, Mantout ed Heubès che si sono ispirati a quelle di Fès. È decorata a mano con materiali dell’Africa del Nord ed è stata inaugurata nel 1926, in ricordo dei centomila musulmani morti per la Francia nella Prima Guerra Mondiale e per offrire un luogo di culto ai musulmani residenti a Parigi. È la più antica di Francia. L’ingresso principale è sul cortile d’onore, costeggiato di gallerie. Il minareto, di forma quadrata, ricoperto di piastrelle turchesi, è alto trentadue metri. Quando il sole del tramonto lo tinge dei suoi colori e in particolare il venerdì sera, quando c’è l’adunanza, sembra di essere in una città araba.
A destra del cortile d’onore c’è il Grand Patio, un cortile lastricato di marmo bianco circondato da un peristilio il cui colonnato ha un fregio formato da piastrelle color smeraldo che ricordano quelle dei giardini dell’Alhambra. La fontana è una lunga vasca di marmo per le abluzioni dei fedeli. Questa parte, insieme alla sala delle preghiere, coperta di tappeti persiani, non è accessibile.
Invece, si può passeggiare nel giardino, sotto alle palme e ai glicini, dove nella bella stagione i gelsomini e il caprifoglio emanano un meravigioso profumo. È piacevole anche fermarsi nel piccolo caffè, dove ci si siede sui cuscini o sulle panche basse e si assapora un tè alla menta accompagnato dalla pasticceria a base di miele o dalle crêpe vegetali, mentre si ascolta della musica orientale. Nel negozio si possono acquistare delle babbucce, delle lampade o dei narghilè. È allettante anche una sosta voluttuosa all’hammam, che, con il suo décor da mille e una notte e con i massaggi con gli oli profumati, è diventato un’istituzione.
Giardino della Moschea - Lo stile e l’atmosfera del giardino si ispirano a quelli dell’architettura ispano-moresca, con il mormorio dell’acqua, il profumo delle piante fiorite, il turchese della terracotta smaltata, gli spazi geometrici sottolineati dai bordi di bosso, i cipressi, le palme, le vasche, una grande fontana di marmo al centro, i cui zampilli ricadono verso la siepe che fa da bordo, le fioriture delle piante che si susseguono tutto l’anno, cominciando con il glicine e continuando con il trionfo di colori delle miriadi di corolle che si aprono durante l’estate. Sulla terrazza le piante sono dentro ai vasi, mentre nei giardini laterali ci sono anche degli alberi da frutto.
Tra pozzi e fontane – Di fronte all’Institut du Monde Arabe si trova la place du Puits-de-l’Ermite una piazza triangolare che porta il nome dell’antico pozzo scavato qui dal conciatore Adam l’Hermite. Al centro della piazza c’è una minuscola square dedicata allo studioso dell’Islam Robert Montagne. All’estremità orientale del giardino lungo e stretto che vi si trova c’è un’elegante fontana moresca, disegnata dall’architetto Azéma, che aggiunge al luogo un tocco esotico. La fontana è formata da una piccola vasca di terracotta verniciata, a forma di calice e da una più grande, sottostante, di forma ottagonale, rivestita da tessere di mosaico multicolori. Sul bordo ci sono sempre dei colombi che vanno a dissetarsi.
Institut du Monde Arabe
1, Rue des Fossés-Saint-Bernard, place Mohammed V
Metro Jussieu, Cardinal Lemoine
L’istituto è conosciuto con l’abbreviazione di IMA. La sua costruzione era stata decisa nel 1981. Nella hall c’è una mappa con i ventidue paesi che hanno contribuito alla sua edificazione. La facciata sud è composta da un graticolato con dei diaframmi che si aprono e si chiudono a seconda della quantità di luce esterna. La collezione permanente all’interno, organizzata attorno alla data dell’egira, il 622, mette in evidenza la formazione e l’espansione della civiltà arabo-musulmana e permette di seguire lo sviluppo della matematica, della medicina e dell’astronomia. L’astrolabio più vecchio è del 927 e con esso si determinavano l’altezza del sole, la durata del giorno e quindi anche l’ora della preghiera. Vi si tengono spesso delle mostre importanti.
Nell’Istituto c’è anche una ricca biblioteca, mentre nella sala dell’Haut Conseil si tengono spesso delle conferenze gratuite di storia, di arte, di letteratura islamica, di cucina e di medicina.
All’ultimo piano c’è un ristorante con il terrazzo, da cui si gode di una bella vista su Parigi e sulla Senna.
Fontaine La Bouche de la Vérité – Al centro di place Jussieu c’è una fontana, ideata da Guy Lartigue, denominata La bouche de la verité che evoca quella di Roma, divoratrice delle mani dei bugiardi. È formata da una vasca circolare, sormontata da una ruota di granito grigio con inciso un disco da cui escono gli zampilli d’acqua.
Jardin des Plantes
57, Rue Cuvier
Métro: Gare d’Austerlitz, Jussieu, Censier-Daubenton
Bateaubus: Jardin des Plantes
Il Jardin des Plantes è uno dei sette dipartimenti del Museo di storia naturale ed è affascinante. Ospita un patrimonio vegetale eccezionale. La collezione di piante medicinali, ad esempio, era cominciata nel 1626 con il medico di Luigi XIII, che aveva creato un giardino in cui fossero piantate “toutes sortes d’herbes médicinales, pour servir ceux qui en auraient besoin” (ogni sorta di erbe medicinali per coloro che ne avessero bisogno).
Grande Galerie de l’Évolution - La Galleria dell’Evoluzione, con ingresso al numero 36 di rue Geoffroy-Saint-Hilaire, è una delle quattro gallerie del museo. Si trova sotto a una struttura metallica coperta di vetri e ospita quattro miliardi di anni di storia naturale. Presenta la diversità del mondo vivente, mostra come gli organismi viventi si sono evoluti e come le attività umane hanno influenzato questa evoluzione. Le migliaia di specie presenti nella Galleria della zoologia raccontano l’evoluzione degli animali che abitano l’Artico, che vivono nel deserto e nella foresta tropicale.
Nel sotterraneo ci sono i fondali marini, attraversati da balene e da banchi di pesci. I loro corpi sono costituiti da forme di polistirolo rivestite della vera pelle degli animali. I tabelloni e i programmi interattivi permettono di fare la conoscenza delle scoperte fatte dagli studiosi e delle teorie elaborate da loro. Si apprende così che, negli ultimi quattro secoli, sono scomparse dalla terra quattrocento specie di mammiferi e di uccelli e nella sala dedicata alle specie scomparse ci sono, fra gli altri, la balena blu, il lupo di Tasmania e il triceratops, uno degli ultimi dinosauri. C’è anche il dodo, l’uccello delle isole Mauritius, a cui è dedicata la giostra, composta, anziché di cavalli, di animali estinti. In alternativa, i bambini possono scegliere di sedersi nel carapace di una tartaruga o nella barchetta che un panda tiene in testa come un cappello.
Galeries de Paléontologie et d’Anatomie comparée – In questa parte del museo, con ingresso al numero 2 di rue Buffon, ci sono molti scheletri di ogni taglia e forma, che vanno indietro nel tempo di seicento milioni di anni. Vi si possono ammirare gli scheletri di dinosauri, di mammut, quello di un piccolo rinoceronte offerto a Luigi XV dal governatore francese di Chandernagor, i fossili di invertebrati… In una vetrina c’è un calco delle ossa dell’Australopithecus afarensis, conosciuto sotto il nome di Lucy, la nostra antenata scoperta in Etiopia nel 1974. Ai piedi dello scalone è collocato l’Arbre du Vivant, che mostra le relazioni di parentela fra gli organismi viventi. Ogni nodo dell’albero rappresenta un antenato comune a diversi discendenti.
Galérie de mineralogie – Il museo, con ingresso al numero 34 di rue Jussieu, si trova all’interno dell’Università. Gli appassionati di minerali, quelli che ne studiano i caratteri, le proprietà fisiche e la composizione avranno di che rallegrarsi con questa ricca collezione, che comprende più di venticinquemila esemplari. Quelli esposti nelle vetrine panoramiche sono circa duemila, scelti fra i più belli e importanti. Sono classificati secondo la loro composizione chimica.
Galérie d’Entomologie – Gli insetti più belli e spettacolari si trovano qui, al numero 55 di rue Buffon. Vi sono ospitati più di quaranta milioni di esemplari, una cosa da capogiro! Soltanto la collezione di farfalle richiederebbe molte ore perse in ammirazione della perfezione e dei colori delle loro ali! Non rimane che andarci……..
Ménagerie - Dopo la Rivoluzione il Jardin des Plantes, ribattezzato Museo di storia naturale, ha dovuto essere ampliato per poter ricevere tutti gli animali provenienti da Versailles, quelli delle collezioni private dei principi, che erano stati confiscati. Una delle curiosità era rappresentata da una grande giraffa, donata dal pascià d’Egitto e sbarcata a Marsiglia, da dove aveva raggiunto Parigi a piedi, fra due ali di folla che la acclamavano come una star. Su di lei sono state scritte delle poesie e delle canzoni, la sua sagoma era riprodotta sulle cartoline e sui piatti… Era stata collocata in una grande rotonda, dove ha vissuto per i successivi ventiquattro anni. La bellissima voliera è stata costruita in occasione dell’Esposizione celebrativa del centenario della Rivoluzione ed è opera di Jules André. Al numero 57 di rue Cuvier, è uno spazio ludico e pedagogico allo stesso tempo, ideale per portarci i bambini.
Jardin alpin - In un angolo del Jardin des Plantes, con ingresso, a scelta, dal numero 57 di rue Cuvier, dal numero 2 di rue Buffon, oltre che dal numero 36 di rue Geoffroy-Saint-Hilaire, c’è la riproduzione di un giardino alpino. Per crearlo, la terra era stata scavata di tre metri in modo da proteggere le piante dagli sbalzi di temperatura. Ed esse si sono adattate benissimo a quelle condizioni di vita specifiche. Le rocce, il sistema di irrigazione particolare, i ruscelli che formano delle piccole cascate permettono di ricostituire il microclima di diverse regioni montuose. Vi si trovano diverse specie provenienti dal Caucaso, dai Pirenei, dall’America del Nord e dall’Himalaya. Ci sono degli alberi vecchi di secoli, delle piante dai profumi invitanti, ma soprattutto, in mezzo ai grossi sassi occhieggiano le stelle alpine…
Il giardino è aperto solo d’estate.
Chiosco - Sulla butte Coypeau, vicino all’entrata posta al numero 40 di rue Geoffroy-Saint-Hilaire, c’è un chiosco di ferro e bronzo che risale al 1788. E’ uno dei primi esempi di architettura metallica. In cima alla struttura c’è una sfera armillare i cui cerchi rappresentano le linee dell’orizzonte, del meridiano e dell’ecliptique, con al centro un piccolo globo che raffigura la terra. Un tempo ne faceva parte anche un meccanismo a orologeria, oggi si conserva solo l’iscrizione latina che si trovava sulla meridiana: horas non numero nisi serenas, non segno che le ore serene. Dal belvedere della butte si vede, sul pendio sottostante, un enorme cedro del Libano che era stato piantato da Jussieu nel 1734.
All’ingresso del giardino, dal lato della Senna, c’è una statua in bronzo di Jean-Baptiste Pierre de Monet, cavaliere di Lamarck, il naturalista francese fondatore della dottrina dell’evoluzione. L’insieme delle idee di Lamarck sull’evoluzione degli esseri viventi costituisce una teoria conosciuta come lamarckismo, secondo la quale i diversi caratteri che una specie acquisisce nel corso di una generazione e che sono influenzati dall’ambiente, sono trasmessi alla generazione successiva. Questa ipotesi è in contraddizione con le scoperte della genetica moderna riguardo alle mutazioni, ma, malgrado questo, il neo-lamarckismo è ancora vivo.
Fra leoni e coccodrilli – All’angolo di rue Geoffroy-Saint-Hilaire con rue Cuvier, appena superato l’ingresso del Jardin des Plantes c’è una bella fontana in parte coperta dalla vegetazione con un mascherone a forma di testa di leone dietro a una parete, che sputa acqua nella vasca sottostante. Al di sopra ci sono altri due leoni di bronzo, realizzati dallo scultore Jacquemart. Uno degli animali ha fra gli artigli un piccolo cane da appartamento e sembra sul punto di divorarlo.
In rue Cuvier, la via dedicata al grande naturalista Georges Cuvier, morto di colera nel 1832, c’è una fontana anch’essa dedicata a lui. Sotto alla statua allegorica dell’Histoire naturelle, c’è un gruppo di animali, fra cui un’aquila, un leone, un’otaria, un gufo, diversi animali anfibi e un coccodrillo con la testa ruotata di 90° , cosa impossibile in natura. Forse è stato scolpito così per evitare che sporgesse troppo.
Jardin Tino Rossi
Quai Saint-Bernard
Métro: Gare d’Austerlitz, Jussieu
In questa lingua di verde lungo la Senna trovano spazio le statue di marmo, di bronzo e di ferro di artisti greci, cubani, ungheresi e brasiliani, oltre che, naturalmente, francesi. La square è un meraviglioso museo di sculture moderne all’aria aperta, che si visita passeggiando piacevolmente sui prati. Ci sono opere di Liberaki, di Cardenas, di Paktai, di Liuba, di César, di Etienne-Martin che si stagliano sullo sfondo delle imbarcazioni che solcano il fiume, delle magnolie e dei ciliegi. Si possono anche ammirare i lavori di Zadkine, di Schoffer – il suo Chronos del 1980 - e di Stahly.
Al centro del giardino c’è una vasca grande e diverse vasche più piccole che formano la fontana detta L’Hydrorrage, progettata nel 1977 dall’architetto Badani. Vicino al bordo c’è una struttura di metallo dalla forma di armatura, dalla quale fuoriescono dei tubi per i getti d’acqua. Dietro all’armatura c’è un uomo nudo in posizione dubbiosa. Per questo l’amministrazione ha fatto mettere una griglia e una siepe davanti per tener lontani i bambini e i curiosi.
Arènes de Lutèce
49, Rue Monge
Metro Place-Monge
“Non è possibile che Parigi, la città del futuro, rinunci alla prova vivente che essa è stata la città del passato.”. Parola di Victor Hugo, che nel 1883 aveva lanciato un appello per salvare l’arena romana dalla distruzione. L’anfiteatro che, al tempo, ospitava circa quindicimila persone che venivano ad assistere ai combattimenti dei gladiatori e ai giochi nautici, ma anche agli spettacoli teatrali, rischiava infatti di essere raso al suolo. Le pietre del muro semicircolare che serviva a rimandare verso il pubblico la voce degli attori, insieme a quelle dei gradini, erano già state in parte usate per costruire chiese e ponti. Poi, il teatro è rimasto sepolto per una dozzina di secoli e, quando è riemerso, una società immobiliare lo voleva eliminare per costruirci dei palazzi. Su due pietre delle gradinate sono ancora visibili i nomi di Marcellus e Verus, due dignitari romani abbonati agli spettacoli, mentre dietro la scena ci sono ancora i ‘camerini’ degli attori e le gabbie delle belve. Oggi nell’arena, di dimensioni ridotte, si svolgono degli spettacoli teatrali e dei concerti. Dietro al proscenio, c’è un piccolo museo lapidario. L’anfiteatro si affaccia anche su rue des Arènes e su rue de Navarre.
Un giardino italiano - All’altezza del numero 4 di rue des Arènes c’è la square des Arènes, che si prolunga nel giardino di ispirazione italiana detto square René Capitain. Questi era stato il responsabile del restauro dell’arena romana e l’area è oggi sede di settemila arbusti e piante. Ci sono degli ulivi di specie particolari, dei frassini da manna, dei faggi campestri alti solo due metri con i rami tutti storti. Dietro alla fontana ci sono due bagolari dalla lunga vita, che a settembre si riempiono di bacche color viola scuro. Le piante da fiori non sono meno interessanti e partecipano a numerosi concorsi. Purtroppo, la statua della ninfa mollemente distesa nella bella fontana che si trova sotto alla scalinata è stata decapitata.