La città degli scultori - Parigi Controcorrente 2020

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L’arte e la tecnica della scultura hanno avuto una grande evoluzione nei secoli. Nel periodo rinascimentale c’è stato un grande sviluppo, con la costruzione di molte tombe monumentali. Uno degli scultori più noti del Cinquecento è stato Pierre Bontemps, impregnato di manierismo, autore del monumento funerario di  Francesco I, collocato nella basilica di Saint-Denis. Nelle statue dedicate alla famiglia reale riesce a sintetizzare realismo e classicismo.  
Era destinato anche a omaggiare la vittoria francese nella battaglia di Melegnano ed è decorato da splendidi bassorilievi. Le figure femminili sono delicate e sensuali e l’urna che contiene il cuore del re ha una splendida decorazione. Jean Goujon, oltre che scultore del re, è stato autore delle decorazioni e dell’ampliamento del palazzo del Louvre. Anche le splendide sculture della Fontaine des Innocents, eretta nel 1549 per solennizzare l’entrata del re Enrico II in città, sono opera sua.
 
Uno degli scultori più importanti del ‘600 è Antoine Coysevox, che si è occupato di gran parte della decorazione e della statuaria della reggia di Versailles e di quella dei giardini delle Tuileries. Fra i suoi capolavori ci sono il grande medaglione del salone della guerra al castello di Versailles e il monumento funebre al cardinale Mazarino. Egli ha formato una sorta di controparte all’altro grande scultore ufficiale di Luigi XIV, François Girardon, che, fedele ai modelli antichi, ha incarnato la tendenza classica del regno. Le sue statue raffigurano personaggi mitologici come Apollo e le ninfe e il ratto di Proserpina. Suoi sono anche il busto di Luigi XIV e il monumento che lo raffigura a cavallo, che si trova al Louvre. La tomba di Richelieu, nella cappella della Sorbona, è un altro dei suoi capolavori  
Nel 1739 Luigi XV aveva ordinato a Guillaume Coustou l’esecuzione di quelli che oggi si chiamano i Cavalli di Marly, da collocare all’ingresso del parco del suo castello. La scultura è piena di un vitalismo selvaggio, i cavalli si dibattono nel tentativo di sottrarsi alla presa… Oggi si trovano in uno spazio protetto nel cortile del Louvre, mentre quelli agli Champs Elysées sono una copia.   

Uno dei maggiori scultori dell’800 è sicuramente Auguste Rodin, che nelle sue opere ha coniugato neoclassicismo e romanticismo. Molte di esse, fra le quali Il bacio e il Pensatore, sono conservate in quella che era la sua casa e che oggi è trasformata in museo. Nello stesso luogo sono conservate anche le opere di Camille Claudel, sua allieva e amante.  
La statua in bronzo del maresciallo Ney, collocata accanto all’Osservatorio e i bassorilievi dell’Arco dell’Etoile, del 1830, sono opera di François Rude, che è stato autore, oltre che di opere monumentali, anche di bassorilievi e di sculture funerarie e commemorative.  
Jean-Baptiste Carpeaux è stato uno dei primi a prendere spunto per i suoi soggetti dalla vita comune, rompendo con la tradizione classica.opere di gusto romantico, senza però dimenticare personaggi mitologici come nell’altorilievo di Flora con la dea circondata dai putti. La sua opera più famosa è forse la Danza eseguita per il Palais Garnier, che aveva creato scandalo. Bellissima la sua  fontana che si trova presso i giardini dell’Observatoire.  

Il rumeno Constantin Brancusi , da parte sua, è considerato uno dei padri della scultura moderna. Ha portato all’estremo l’astrazione scultorea – lui definiva imbecilli coloro che la classificavano così, sostenendo che ciò che è reale non è l’apparenza ma l’essenza delle cose -  ha aperto la via alla scultura surrealista e alla corrente minimalista. Alcune delle sue opere sono al Centre Pompidou (stessa cosa?), ma la sua scultura più famosa, Le Baiser, è al cimitero di Montparnasse. Un’altra sua opera importante, l’Oiseau dans l’espace, costituita da diversi pezzi, forma molto semplice ed essenziale, si trova…...  
Antoine Bourdelle nato nel 1861 a Montauban si rifà a un arcaismo di origine greca, E’ autore di sculture monumentali, come lo splendido Centauro morente e Adamo.  
La scultura più famosa di Ossip Zadkine 1890, artista di origine russa e naturalizzato francese, è La città distrutta. La statua intende commemorare la distruzione del centro di Rotterdam da parte della Lutwaffe. Influenzato dall’arte greca ma anche africana ha scolpito molte figure femminili come La donna con il violino e Maternità.     
César Baldaccini, di Marsiglia, che ha sempre professato che si debba seguire una piena libertà creativa, è il caposcuola delle tendenze materiche, caratterizzate da rappresentazioni fantastiche di animali. Egli ha creato degli insetti e degli animali immaginari con del ferro e dei rottami modellati con la fiamma ossidrica. Ha usato anche la materia plastica. Con la pressa idraulica, inoltre, ha compattato dei metalli ricavandone delle sculture. Fra i suoi lavori più curiosi, un ingrandimento del suo pollice realissato in resina, in bronzo e in marmo.
Fra gli ultimi nati dei movimenti artistici del Novecento citiamo il Nouveau Réalisme, che proclama un ritorno alla realtà, utilizzando degli oggetti quotidiani, assemblandoli insieme e trasformandoli in simboli del consumismo. Una versione francese della pop art americana?  
                                           
                                     Bestie e mostri nella statuaria di Parigi

Parigi è una città piena di statue di animali, una vera arca di Noè. I più rappresentati sono i leoni e i cavalli. I primi fanno parte principalmente delle statue equestri, mentre i felini con la criniera sono raffigurati in diverse situazioni e diverse pose, con ogni genere di espressioni. Ci sono dei leoni furiosi, dei leoni allegri, dei leoni vigili, dei leoni sonnacchiosi. Alcuni sono sdraiati, altri sono appoggiati a un piedestallo, altri ancora sorreggono dei balconi. Ci sono leoni vicino alla Senna, alle Tuileries, a place de la Concorde e anche nei cimiteri… In quello di Montparnasse c’è un leone dagli occhi sbarrati, sbarrati, che sembra inorridito da qualcosa, che fa la guardia alla tomba del principe di Achery. All’ingresso del Jardin des Plantes c’è un leone accovacciato ai piedi di Buffon, che sembra avere un’aria un po’ annoiata. Nel monumento a Cuvier, invece, posto all’angolo della via dedicata a lui, c’è un leone che si appoggia a una figura femminile, nuda fino alla cintola, che simboleggia la Storia naturale  
Nei giardini tranquilli delle Tuileries c’è uno splendido gruppo statuario eseguito nel 1884 da Auguste Cain. Raffigura un leone e una leonessa che si contendono una preda con atteggiamento feroce. Certo, quando si ha fame, si dimenticano le buone maniere……. Sempre alle Tuileries c’è un leone scolpito da Barye, che blocca a terra un serpente con la zampa. “Spaventoso, come la natura” lo definiva Alfred de Musset, che ne era affascinato.   

Molte fontane della capitale sono decorate da teste di leoni cracheurs. Attorno alla grande vasca di place des Vosges, ad esempio, ce ne sono diverse, che sputano acqua con grande energia e con le gote gonfiate per lo sforzo. Le teste leonine decorano anche i cannoni. Quelli che ornano le bocche di fuoco stazionanti davanti agli Invalides, ormai vecchi di quattro secoli, hanno un’aria dimessa e rassegnata, uno di loro ha un muso triste come quello di certi cani.
Sopra alla porta di un negozio in place du Théatre-Français, invece, c’è un bel leone con le zampe anteriori incrociate e la coda a semicerchio. A giudicare dalla sua espressione, sembra immerso in pensieri profondi... Dal 1914 al 1916 Gabriele D’Annunzio ha abitato all’Hôtel de Châlons-Luxembourg. In quei due anni deve essere passato tante volte sotto al leone che sormonta il portone d’ingresso e che regge in bocca un cartiglio con la scritta ‘Hôtel de Châlons 1625 de Luxembourg 1659’… Davanti al cinema La Pagode, in rue de Babylone, c’è un leone cinese, mostruoso, con le zampe anteriori poggianti su di una sfera decorata.
Al Parc Montsouris c’è un gruppo scultoreo splendido e commovente, dal titolo Morte del leone. È stato scolpito nel 1929 da Edmond Desca e raffigura tre uomini che portano sulle spalle la carcassa dell’animale con la lingua penzoloni.
 
Davanti all'Hotel de Ville ci sono alcune statue di leoni. Al 250 bis di boulevard Saint Germain ci sono dodici teste di leone al primo piano che simboleggiano l’evangelista San Marco. In place de la Nation  c’è una scultura detta Triomphe de la République, eseguita da Dalou, con una donna su un carro trainato da due leoni. Su place de la Concorde c’è il leone di Belfort di Bartholdi inaugurato nel 1880, che sta sui gradini del Palazzo di giustizia con un’aria pomposa…  
Ad una porta dell’Hôtel-de-Ville fa la guardia un maestoso leone eseguito da Jacquemart nel 1890.

Sulla fontana di Saint Sulpice ci sono quattro leoni ruggenti realizzati nel 1847 da François Derré. I due leoni di Nubia della fontana del parco de la Villette sono nella posizione della Sfinge e l’acqua esce dalle loro bocche a ventaglio.  
Alla République, sul monumento di Léopold e Charles Morice del 1883, c’è un leone dall’espressione fiera e sicura di sé. Alla base di un lampione de la République c’è un leone allegro e buontempone.  
Ma questa non è che una piccola parte di quelli presenti nella capitale, si potrebbe continuare per pagine e pagine, ci vorrebbe un libro solo per loro…

Cavalli - Un altro animale molto rappresentato nelle statue della capitale è il cavallo. Nel centro di diverse piazze c’è un destriero montato da un personaggio più o meno famoso. Le zampe dei destrieri sono in posizione diversa, a seconda del significato che devono avere.  Se l’animale si impenna significa che il cavaliere è morto in guerra, mentre se è solo la zampa anteriore a essere sollevata vuol dire che egli è stato assassinato. Il cavallo di Etienne Marcel, davanti all’Hôtel-de-Ville, ad esempio, è in questa posizione. Infine, se il quadrupede ha tutte e quattro le zampe a terra vuol dire che il personaggio che lo cavalca è morto di vecchiaia.  
Sul sagrato del museo d’Orsay c’è un cavallo di ghisa, che un tempo era ricoperto da una patina dorata e che ha accanto un erpice. È opera di Pierre-Louis Rouillart ed era stato presentato all’Esposizione universale del 1878. All’estremità degli Champs-Elysées ci sono i cavalli di Marly sollevati sugli arti posteriori e trattenuti a stento dai palafrenieri. Sono chiamati così perché erano stati ordinati da Luigi XV allo scultore Coustou per decorare l’abbeveratoio del parco del castello di Marly. Quelle che si vedono oggi sono delle copie perché il passaggio delle auto e le vibrazioni dei blindati il 14 luglio li danneggiava. Gli originali sono nel cortile del Louvre.  

La statua equestre in place Edouard-VII ricorda che, a metà ‘800, lì c’era la sede della Compagnie générale des petites voitures. L’edificio ospitava cinquecento cavalli e duecento vetture di piazza, a disposizione dei viaggiatori che le noleggiavano. Il portone d’ingresso del Cirque d’hiver è sormontato da due cavalli di bronzo, simbolo degli spettacoli equestri che si rappresentavano all’interno. Addirittura alcuni scansaruote, che un tempo proteggevano gli angoli dei muri delle case e quelli dei portoni dalle ruote delle carrozze sono a forma di testa di cavallo.  
Fra gli animali raffigurati dagli scultori ci sono anche i serpenti e le balene, queste ultime nelle fontane, come quella che si trova in square Saint-Eloi. Anche se in numero molto inferiore hanno le loro statue o mosaici anche le pantere, gli orsi, i dromedari, i gorilla, e le foche, scelti per decorare una facciata, che senza la loro presenza sarebbe anonima.  

Animali mitologici e favolosi – Gli scultori e gli architetti di Parigi non si sono accontentati di prendere ispirazione dagli animali dell’Arca di Noè, ma hanno attinto anche alla mitologia, per dare agli edifici un’aria misteriosa e inquietante, decorandoli con draghi, sirene, sfingi, chimere e grifoni.  
Gli edifici religiosi sono stati i primi ad accogliere gli animali fantastici, l’iconografia aveva uno scopo didattico. Il diavolo, ad esempio, era rappresentato con fattezze terrificanti, altrettanto le gargouille, che accanto allo scopo pratico di allontanare dai muri lo scorrere dell’acqua piovana, avevano quello simbolico di allontanare il Male. La maggiore concentrazione di animali fantastici si trova su Notre Dame. La strige, che nelle leggende dell’antica Roma era un uccello notturno che si nutriva di carne umana mostra la lingua, sulla facciata di Notre Dame è una scimmia mostruosa con le corna e la lingua di fuori, che si tiene la testa fra le zampe. Un altro mostro famoso e molto riprodotto è la chimera dalla testa di leone, il corpo da capra e le ali da dragone.

Sulla facciata dell’edificio al numero 53 di rue des Mathurins ce ne sono due sotto il balcone. Altre due, ancora più spaventose, sono al 133 di rue Saint-Antoine. Anche il grifone, la cavalcatura di Apollo, con la testa e le ali di un’aquila e la coda di un leone, che aveva il ruolo di guardiano della Giustizia, è presente in città. Sopra al portone del numero 24 di rue Vieille du Temple ce ne sono due che si voltano le spalle, dipinti di azzurro. Altri due, color argento, sono al numero 34 della stessa via. La fenice, invece, l’animale che rinasce dalle proprie ceneri, sembra essere la mascotte preferita dalle Compagnie di assicurazioni che si occupano di incendi. Infatti la si ritrova spesso sulle facciate di palazzi che sono appartenuti a loro. È il caso ad esempio di quella, bellissima, che dispiega le ali, risorgendo dalle fiamme, sopra al portone al numero 22 di avenue Foch. L’edificio ottocentesco apparteneva alla compagnia assicurativa Le Phénix, che era proprietaria anche di quello al numero 186 di avenue Victor Hugo, dove infatti c’è un altro uccello.

Il centauro che si trova al carrefour Croix-Rouge è stato realizzato dallo scultore César Baldaccini e la sua testa barbuta è un autoritratto dell’artista. Sulla porta dell’Hôtel des Ambassadeurs de Hollande, al numero 47 di rue Vieille-du-Temple, ci sono due meduse patibolari che fanno la lingua. I bassorilievi sono stati scolpiti da Renaudin     
Ai lati dello scalone che conduce al primo piano dell’Opéra ci sono due dragoni, che fanno riferimento alla leggenda di re Artù e alla chanson de geste, nella quale questi animali hanno un posto importante.    
Nel XVIII secolo era diventato di moda far collocare delle sfingi sulla scalinata del proprio palazzo, affinché ne sorvegliassero simbolicamente l’ingresso. Ve ne sono davanti all’hôtel Salé, che vegliano sul museo di Picasso. Hanno le zampe incrociate e un’acconciatura di torri, dalle quali  parte una collana di campanule che scende lungo i fianchi e va verso la coda. Quelle che si trovano davanti all’hôtel Fieubet, al 2 bis del quai des Célestins, hanno un’aria particolarmente serena.  

Quelle davanti all’hôtel de Sully, al numero 62 di rue Saint-Antoine, sono di marmo bianco, guardano verso l’alto e hanno un’espressione afflitta e preoccupata.  
In quai Anatole France, dietro l’hôtel de Salm, oggi museo della Legion d’onore, c’è una sfinge muscolosa dall’acconciatura molto elaborata e le trecce, che tiene lo sguardo fisso sulla Senna.  
Si calcola che in tutto ve ne siano un centinaio in città, con espressioni e pose diverse, con le ali che gli escono dal torso, con un’acconciatura che scende sulla schiena…  



 
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