IX Arrond. - Parigi Controcorrente 2020

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Questo arrondissement ha dei quartieri commerciali con molti grandi magazzini e dei quartieri del tempo libero, con ristoranti e teatri. Fra le piazze più interessanti c’è place Saint-Georges, risultato di una lottizzazione effettuata nel 1824 da Dosne, suocero del ministro Thiers.
Al n° 28 c’è una casa dalla bella facciata in stile neo Renaissance, decorata con angioletti, leoni, grifoni e i simboli dell’Architettura, della Scultura, dell’Abbondanza e della Saggezza.  
Un tempo sulla piazza c’era un abbeveratoio per i cavalli. Oggi, al centro, c’è un busto dell’artista Paul Gavarni. Sullo zoccolo c’è il bassorilievo di uno scaricatore di pietre e una donna con i pantaloni, consentiti solo nel periodo di carnevale.  
Sulla piazza sbocca rue Notre-Dame-de-Lorette. Un tempo il quartiere era abitato da donnine allegre, chiamate lorettes. Sopra al portone del numero 54 di questa via sono raffigurati Eloisa e Abelardo. Per tredici anni, fino al 1857, vi ha abitato il pittore Delacroix. Poco a nord c’è rue de Navarin. Al numero 9 c’è la bella facciata neogotica di una casa che nell’800 ospitava una casa chiusa, che si chiamava Chez Christiane. Anche l’edificio al numero 2 della vicina rue Frochot, davanti alla villa neogotica dove hanno abituato Renoir, Toulouse-Lautrec e Dumas, aveva ospitato una casa chiusa, poi trasformata in teatro.

Crimine all’AmbassadorAl numero 16 del boulevard Haussmann c’è l’hotel Ambassador. Proprio in questo albergo era iniziata la carriera da criminale del tedesco Eugen Weidmann. Nella hall egli aveva rapito una ballerina americana per poi ucciderla e chiedere un riscatto alla zia. Dopo di allora, Weidmann ha ammazzato altre quattro persone. Quando poi è stato arrestato, ad assistere al processo c’era anche Colette, in qualità di giornalista. “Peccato che debbano ghigliottinarlo, ha una testa così bella…” ha scritto.
Eugen Weidmann è stato l’ultimo criminale a essere giustiziato in pubblico. L’esecuzione è avvenuta il 17 giugno del 1939 davanti alla prigione di Saint-Pierre a Versailles e ha attirato un’attenzione morbosa. I fotografi ne hanno immortalato le diverse fasi e alcuni spettatori hanno persino intinto i fazzoletti nel sangue del giustiziato. Il governo Daladier ha deciso allora che da quel giorno i condannati sarebbero stati giustiziati all’interno della prigione.  

Eglise de la Trinité
Place d’Estienne d’Orves
Metro Trinité

La chiesa e la square della Trinité sono state realizzate sull’area dell’antica frazione di Porcherons, dove nel ‘700 sorgevano molte taverne, la più celebre delle quali era la famosa Grande Pinte. Poi, sotto il Secondo Impero, il quartiere ha subito molte modifiche.  
I lavori della chiesa, in stile neogotico, erano stati affidati all’architetto Ballu, e terminati nel 1867. L’architetto ha declinato in modo simbolico il numero tre. Lo ha fatto anche con la fontana. La grande vasca ospita tre fontane, con tre vasche semicircolari  sormontate da tre statue femminili, che si stagliano contro le tre arcate del portico d’ingresso. Le statue simboleggiano la Fede, la Carità e la Speranza. La Carità ha accanto a sé tre bambini, che hanno ai piedi tre giare di bronzo da cui scaturisce l’acqua. La chiesa sembra delicatamente appoggiata sul tappeto verde del giardino, dove sono stati piantati trenta alberi.  
A questa chiesa è legato il nome del compositore Olivier Messiaen, che ne era l’organista e si è ispirato al canto gregoriano per creare un’opera improntata di una profonda religiosità, come nelle Méditations sur le mysthère de la Sainte Trinité, ai ritmi di origine orientale.  

Musée national Gustave Moreau
14, Rue de la Rochefoucauld
Métro: Trinité-d’Estienne d’Orves, Saint-Georges

E stato lo stesso pittore Gustave Moreau a trasformare la sua casa-laboratorio in un museo, per raccogliervi i suoi quadri, gli acquarelli e i disegni, insieme ai suoi ricordi familiari e agli oggetti collezionati nel corso della vita. Per questo ha chiesto all’architetto Lafon di organizzare lo spazio in modo tale da poter collocare tutte le cose che permettessero  ai posteri di seguire il suo percorso creativo.  
Al primo piano, a cui si accede salendo una bella scala a chiocciola con la ringhiera di ferro battuto, ci sono la sala da pranzo e la camera da letto, con le foto di famiglia. Il letto ha le colonne sormontate da teste egiziane e, vicino, c’è anche un poggiapiedi. Al secondo e al terzo piano ci sono i suoi quadri, che permettono al visitatore di immergersi nell’universo fantasmagorico dei sogni enigmatici ed allegorici di questo maestro del simbolismo. Fra i dipinti ci sono l’Unicorno e Giove e Semele.
Ci sono anche gli schizzi e i disegni preparatori, montati su dei pannelli che si possono sfogliare. Sono più di quattromila e permettono di seguire l’elaborazione di ogni opera.

Square d’Orléans - Le nove case affacciate su una piazza con questa denominazione e con ingresso al numero 80 di rue Taitbout erano state realizzate dall’architetto inglese Edward Cresy negli anni 30 del Novecento. All’epoca, l’insieme rappresentava l’haut lieu letterario del quartiere della Nouvelle Athènes e aveva attirato diversi artisti. Chopin abitava al piano terra del numero 9, George Sand abitava al primo piano del numero 5. Al numero 40 ha abitato Alexandre Dumas, che vi ha anche organizzato un celebre ballo per festeggiare il successo delle sue opere teatrali. Ci sono tre cortili consecutivi e nel secondo c’è una bella fontana. La casa al numero 58 della vicina rue Saint-Lazare ha una facciata policroma ed è opera del pittore Delaroche.  

Musée des parfums
9, Rue Scribe
Metro Havre Caumartin, Opéra, Chaussée d’Antin.

Il museo Fragonard è stato aperto nel 1983 e si trova in un bel palazzo costruito da un architetto dallo strano nome di Lesoufaché, allievo di Garnier, artefice del capolavoro che sta proprio di fronte, l’Opéra.. La fabbrica di profumi Fragonard era nata a Grasse nel 1926 e porta il nome del pittore del ‘700 autore di molte fêtes galantes. Nello splendido appartamento posto sopra al negozio, rivestito di legno e decorato da specchi, da stucchi e da medaglioni, c’è un piccolo e interessante museo. Nelle due sale è presentato il procedimento per la distillazione delle essenze accanto ai recipienti dove esse vengono infine raccolte per essere vendute. Ci sono i grandi alambicchi di rame, i flaconi, i mortai di porcellana di Sèvres e gli eleganti bruciaprofumi. Nelle vetrine ci sono anche le splendide etichette colorate e i graziosi stampi per le saponette. L’arte della profumeria, infatti, ha sempre dato vita alla produzione di accessori sofisticati, come i nécessaire da viaggio per la toeletta e le scatole musicali con dei piccoli rubinetti per il profumo. Un tabellone illustra le essenze impiegate, fra le quali i fiori di lavanda, il bergamotto, la verbena, il gelsomino, il lentischio…  

Eglise Saint-Louis d’Antin
63, rue de Caumartin
Métro: Havre-Caumartin, Saint-Lazare  

La chiesa era stata costruita nel 1782 da Brongniart e, in origine, era la cappella di un convento dei Cappuccini. Il quartiere in cui sorge, di giorno è affollato di visitatori dei grandi magazzini, di impiegati di banca, di agenzie interinali e per loro vengono celebrate diverse messe al giorno. Il 5 agosto 1871 Marcel Proust era stato battezzato qui.
Dalla chiesa si accede a una galleria detta Espace Bernanos, posta fra la rue Caumartin e la rue du Havre, dedicata allo scrittore. È un centro di conferenze e di dibattiti su questioni religiose, ma anche di concerti e di mostre interessanti….   

Théatre de l’Opéra Garnier
8, rue Scribe   
Métro: Opéra

La decisione di costruire il teatro era stata presa nel 1860, sotto il Secondo Impero. I lavori erano stati affidati all’architetto Garnier, che con l’imperatrice Eugenia ne aveva definito lo stile come  ‘stile Napoleone III’. Egli ha arricchito l’edificio di cupole, di archi ribassati, di frontoni e ha usato dei materiali pregiati, fra i quali il marmo. In cima alla cupola c’è la statua dorata di Apollo che suona la lira. L’interno è un trionfo di dorature, di specchi, di cuoio e di velluti rossi. Il soffitto della cupola è stata dipinta da Marc Chagall. L’edificio è stato terminato sotto alla Terza Repubblica ed è stato inaugurato nel 1875. Nel frattempo, però, l’architetto che lo aveva costruito era caduto in disgrazia perché troppo legato al regime precedente e non è stato neanche invitato all’inaugurazione. Oggi il teatro è il tempio della danza.  

La biblioteca-museo – Gli scaffali della biblioteca, dove sono conservati libri preziosi sono splendidi, come pure gli ambienti. Il museo, dal bel parquet incrostato di vetro, accoglie i ritratti dei ballerini del XIX secolo. Inoltre, ci sono degli schizzi, delle riproduzioni degli ornamenti del teatro e dei trompe-l’oeil… Nella Biblioteca-museo ci sono spesso delle mostre, sulla storia del balletto e altro.
Contemporaneamente alla costruzione del teatro, è stato portato avanti il progetto dello spazio circostante. A ognuna delle facciate dell’edificio doveva corrispondere una piazza esterna simmetrica, con una rete di strade monumentali. Le piazze sono dedicate a Diaghilev, a Garnier, a Rouché e al teatro stesso.

Una danza oscenaSulla facciata dell’Opéra, al numero 8 di rue Scribe, ci sono quattro bassorilievi, scolpiti da Jean-Baptiste Carpeaux. Uno di essi, denominato La Danse, ha al centro il genio della danza che brandisce un tamburello, circondato da quattro bellissime fanciulle nude che volteggiano attorno a lui. A suo tempo, questo bassorilievo aveva dato origine a molte proteste di persone che ne chiedevano la rimozione. E nella notte fra il 26 e il 27 agosto del 1869 qualcuno ha lanciato una bottiglia d’inchiostro contro la scultura, per esprimere la propria disapprovazione verso quei corpi nudi. Anni dopo, il bassorilievo è stato effettivamente rimosso, ma non perché offendesse il pudore, ma perché l’inquinamento lo stava corrodendo. Al suo posto è stata messa una copia, eseguita dallo scultore Paul Belmondo, il padre dell’attore.



Eglise Notre-Dame-de-Lorette
1, rue Flechier
Métro: Notre-Dame de Lorette

La chiesa di Nostra Signora di Loreto era stata aperta nel 1836 nel quartiere delle prostitute, che venivano chiamate lorettes. È opera di Hippolyte Lebas e si ispira alle basiliche paleocristiane di Roma. Sulla facciata ci sono quattro colonne corinzie che sorreggono la trabeazione. Il portico è sormontato da un frontone triangolare con le allegorie della Fede, della Speranza e della Carità. Il bassorilievo sul timpano raffigura l’omaggio degli angeli alla Madonna e al Bambino.      
I quadri e gli affreschi dell’interno hanno dei colori delicati, che ricordano quelli dei primitivi italiani. Il pezzo forte, tuttavia, è il soffitto a cassettoni dorato, opera di Lamontagne. Uno dei dipinti murali, eseguito da Michel Drolling, raffigura Gesù in mezzo ai dottori. Per dipingerlo, l’autore si è ispirato alla Scuola di Atene di Raffaello. C’è una bella statua di quercia che raffigura Notre-Dame de Lorette ed è opera di Elshoecht.     

Allan Kardec e lo spiritismo – Sul lato nord della piazza della chiesa inizia rue des Martyrs, una via che, secondo la leggenda, era stata percorsa dal vescovo Saint Denis, con la propria testa sottobraccio. Al numero 8 ha abitato Hippolyte Denizard-Rival, meglio conosciuto con il nome di Allan Kardec, che ha dato origine al movimento dello spiritismo in Francia. Nella casa di rue des Martyrs egli comunicava con i defunti illustri, come Socrate, Napoleone e san Giovanni e con i parenti trapassati di chi veniva da lui. Ricorrevano a lui anche degli scrittori, fra cui Victor Hugo, che sperava di mettersi in contatto con la figlia Léopoldine, annegata all’età di undici anni.  

I bagni libertini
66, rue du Faubourg Montmartre
Métro: Notre-Dame-de-Lorette

I bagni libertini sono quelli di Chateaudun. Oggi, a differenza di altri, una decina in città, che continuano a funzionare e sono sotto tutela, non sono più in servizio, ma per fortuna se ne è conservata la facciata dipinta di blu. Insieme al resto, essa rappresenta una testimonianza di abitudini di altri tempi. Sin dal Medioevo i parigini disponevano di stanze termali a vapore e di acqua calda e si potevano affittare gli accappatoi, spesso presso i barbieri, che svolgevano questo servizio. Purtroppo la promiscuità dei luoghi aveva come conseguenza una certa rilassatezza di costumi e questi locali erano visti come luoghi del vizio. Dal XVII secolo poi sulla Senna erano ormeggiati dei battelli che erano attrezzati con vasche di acqua fredda dove lavarsi. Poi è arrivata l’acqua calda e i bagni cinesi che facevano furore perché in essi c’erano anche i caffè e i ristoranti.

Quanro grazie al canale dell’Ourcq è migliorata e aumentata la distribuzione dell’acqua, le condizioni igieniche sono migliorate. Aumentano gli stabilimenti, si aprono delle piscine dette Bain Douches. Fra di esse c’è la piscine des Amiraux costruita nel 1926 da André Sauvage. Sembra che l’abitudine di fare spesso la doccia abbia avuto inizio nel 1914, nelle retrovie del fronte, di sicuro era il modo migliore per evitare un’epidemia. Si utilizzavano delle docce plurime smontabili, sotto alle quali si aveva diritto di stare per sei minuti.         

Hotel des ventes Drouot
9, Rue Drouot
Métro: Richelieu-Drouot

La casa d’aste dell’hôtel Drouot è la più antica al mondo essendo stata aperta nel 1852. Vi si vende e si acquista di tutto, dal quadro di valore alle cartoline, ai vini, agli orologi… Nel 1980 è stata inaugurata la nuova sede rinnovata, realizzata da Biro e Fernier. È un mondo con le sue leggi e con costumi dettati dalla tradizione, ma non è affatto un mondo chiuso, riservato a qualche iniziato, al contrario. La sala è aperta a tutti, i collezionisti miliardari stanno tranquillamente a fianco dei turisti ultimi arrivati. È una scena un po’ teatrale, gli addetti sono abbigliati con una divisa rossa e nera ed è interessante seguire i gesti del battitore, il commissaire priseur. Quando il suo martello di ebano si abbatte rumorosamente sulla base e lui pronuncia la fatidica frase: “adjugé et vendu”, vuol dire che l’oggetto è stato aggiudicato. L’acquirente può quindi portarsi a casa il quadro, il mobile, il francobollo raro, l’elettrodomestico, il gioiello, la pelliccia o i rotoli di tappezzeria pregiata che desiderava…  
All’ingresso c’è una guida pratica con tutte le spiegazioni, su Internet ci sono le date delle aste e gli oggetti oppure si può consultare ‘La Gazette de l’Hôtel Drouot’. Nelle sue sedici sale si effettuano più di tremila vendite all’anno.  

Il Municipio e il suo giardino – Al numero 6 della rue Drouot, nel settecentesco hôtel Daugny, c’è la sede del municipio di questo arrondissement. Nel giardino, oltre ai molti fiori multicolori, che arrivano a lambire le finestre del Sindaco, e in mezzo ai quali c’è un alveare, ci sono anche gli ortaggi, una parte dei quali sotto alle serre. Questa parte del terreno è affidata ai bambini della vicina scuola materna, che poi raccolgono il frutto delle loro fatiche e se lo portano a casa.  

Musée Grévin
10, boulevard Montmartre
Métro: Grands-Boulevards

Il museo è stato creato nel 1882 dal disegnatore-scultore Albert Grévin. In mezzo agli ori, ai marmi e ai rivestimenti di palissandro esso accoglie il fior fiore dei personaggi della storia e della vita artistica della Francia, offrendone un ampio panorama. Nella galleria che ripercorre la storia, c’è la statua di Luigi XI in mezzo ai carcerati e Maria Antonietta che attende la sua sentenza al Temple. Sono raffigurati anche alcuni grandi momenti del XX secolo, come, ad esempio, la visita di Rostropovich al muro di Berlino. C’è il Palais des Mirages, c’è la rappresentazione di serate del jet set, c’è un grande oggetto rivestito di specchi, che è un antenato del caleidoscopio e che ne propone le stesse illusioni ottiche. C’è un piccolo, meraviglioso, modellino di teatro detto Joli, curato anche nei dettagli. Chi vuole, può farsi fotografare accanto alla versione in cera dei personaggi famosi.
Una cattedrale della finanzaAl numero 14-20 di rue Bergère c’è un palazzo imponente costruito nel 1878 da Edouard Corroyer, che è sede della BNP. I cinque medaglioni della facciata raffigurano i continenti. Sotto di essi c’è l’allegoria della Prudenza che tiene uno scettro in una mano e lo specchio della verità nell’altro.

Il vino dei pompieri
22-26, rue Blanche   
Métro: Liège, Trinité

Un tempo, sul terreno della caserma e dintorni sorgevano molti vigneti. Per ricordare quell’epoca lontana, i pompieri di rue Blanche hanno avuto l’idea di piantare dei ceppi di vite nel loro cortile, accanto al cancello. Le viti hanno prosperato e ogni autunno si fa la vendemmia, in occasione della quale si organizza una festa con musica e balli. Il vino ricavato è denominato Château Blanche.
Al numero 30 di rue Mazarine, nel VI arrondissement, c’è un edificio chiamato Hotel des Pompes, che ha un legame con il corpo dei vigili del fuoco. Ci abitava infatti François Dumouriez che, oltre a essere padre di trentadue figli, nel 1722 ha creato il primo corpo dei pompieri di Parigi. Fino ad allora gli incendi venivano spenti dai monaci con secchi d’acqua. Dumouriez si è ispirato a un macchinario olandese e ha chiesto al re di dotare Parigi di una trentina di pompe simili.  

La Nouvelle Athènes - Fra rue Blanche e Pigalle c’è un quartiere che nell’800 era popolato di artisti e di scrittori. Le abitazioni avevano uno stile neoclassico e questo ha valso al quartiere l’appellativo di Nuova Atene. Vi abitava anche Delacroix, mentre lavorava in rue Notre-Dame-de-Lorette. È bello passeggiare in questo quartiere di notte, flânant come dicono da queste parti…   

Musée du Grand Orient de France
16, rue Cadet
Métro: Cadet

La massoneria deriva dalle logge medioevali dei costruttori di cattedrali in viaggio per l’Europa e ne ha conservato alcuni emblemi come il grembiule, la squadra e il compasso. Riuniva delle persone che credevano in un ideale di fraternità e di solidarietà, con lo scopo, secondo le parole di Wirth, della “costruzione di una società conforme ai principi razionali, in modo da assicurare all’umanità il suo perfetto sviluppo”.  
In Francia la massoneria si è affermata verso il 1725, con il nome di Grand Orient de France. È stata prima un vivace elemento prerivoluzionario, poi sostenitrice dell’Impero napoleonico. Nella seconda metà dell’800, il Grand Orient è stato guadagnato dalle idee repubblicane e dalla filosofia positivista e si è inserito nelle strutture economiche e politiche del potere.  

Il Grand Orient de France raggruppa decine di migliaia di membri ed è la principale loggia del paese. Dietro all’imponente facciata metallica c’è un mondo esoterico ricco di simboli. La pietra alle pareti è una metafora del cammino che l’iniziato deve compiere per trasformarsi da ruvida pietra in pietra preziosa. I documenti e gli oggetti esposti tracciano la storia della confraternita. Ci sono naturalmente i simboli dei fondatori: la riga, la squadra, il compasso, il mazzuolo e lo scalpello. Ci sono i ritratti di massoni celebri, come Diderot e Lamartine. Ci sono il grembiule di Voltaire e la spada di venerabile di Lafayette. Ci sono poi dei cordoni e delle lunghe collane dipinte con i simboli dei diversi gradi dell’Ordine, delle maioliche e dei servizi da tavola decorati con simboli massonici, che venivano usati nel corso delle agapi, delle tabacchiere, dei gioielli…

Cité de Trévise
Rue de Trévise
Métro: Cadet

A Parigi ci sono molti angoli affascinanti e poetici che a volte si scoprono per caso, perchè sono un po’ nascosti, angoli dove il tempo sembra essersi fermato. Uno di questi è la Cité de Trévise, costruita nel 1840 sull’area dell’hôtel de Margantin, nel quartiere residenziale della Nouvelle France. È formata da case di stile neo-rinascimentale, con facciate diverse, che costeggiano una piccola piazza rettangolare. Secondo la frase pubblicitaria del tempo, essa offriva un’oasi di pace nel rumoroso quartiere degli affari e del divertimento. In origine, i due ingressi erano protetti da cancelli, che oggi non esistono più. Al centro della piazzetta c’è un piccolo giardino con una bella fontana formata da due vasche rotonde, realizzata dallo scultore Duret. La vasca più grande, posta sopra a un piedestallo, è sormontata da tre ninfe avvolte in lunghi veli drappeggiati, che sorreggono una piccola vasca posta sopra alle loro teste. Dai suoi bordi l’acqua scende nella vasca più grande ai loro piedi. La fontana è particolarmente bella nelle fredde giornate invernali, quando i sottili rivoli d’acqua si trasformano in ghiaccioli.    

De Bony e de Joly - Al numero 13 della vicina rue Bleue, in fondo a un viale, c’è un gioiello neopalladiano. È l’hôtel de Bony, che ha preso il nome dallo speculatore suo proprietario. È stato costruito nel 1826 dall’architetto de Joly ed è in stile neoveneziano. Dalla porta a vetri dell’ingresso di rue de Trévise numero 32 si vede questo complesso monumentale.   

Chiesa di Saint- Eugène- Sainte- Cécile
4 bis, Rue Sainte Cécile
Metro Bonne Nouvelle

Napoleone III aveva fatto erigere questa chiesa nel 1855 in memoria di suo zio Eugène de Beauharnais. La chiesa, costruita da Lusson e Boileau, era stata inaugurata il giorno di Natale e l’imperatrice Eugénie aveva fatto da madrina. Il nome di santa Cecilia è stato aggiunto successivamente, perché si trova vicina al conservatorio.  
La facciata è d’ispirazione medioevale, all’interno le colonne, le gallerie e le tribune sono di ghisa, gli archi a ogiva, di ispirazione neogotica, sono di ferro. L’interno è un esempio di decorazione policroma e la volta è costellata di stelle. le quattordici stazioni della Via crucis sono opera di Oudinot. I fonti battesimali sono di ghisa dorata e c’è un grande organo. L’ufficio è celebrato secondo il rito di San Pio V e Paolo V, che prevede una liturgia molto sobria.  

Synagogue Buffault
28, rue Buffault
Métro: Cadet  

La facciata è in stile romanico-bizantino, con un enorme rosone al centro. Il portico della facciata ha tre arcate. La sinagoga risale al 1877 ed è stata costruita grazie al mecenate Iffla-Osiris. Due piani di colonne di diverso colore - quelle al piano terra sono verdi, quelle al primo piano sono color ocra – sorreggono le tribune. Negli spazi fra l’una e l’altra ci sono dei candelieri di bronzo. Un tendaggio di velluto rosso nasconde il tabernacolo,  
Al numero 44 di rue de la Victoire c’è la sinagoga chiamata de la Victoire. È una delle più grandi e più ricche d’Europa, ma purtroppo, per motivi di sicurezza, il suo interno è poco accessibile. Se ne può tuttavia ammirare la facciata, di stile romanico-bizantino, molto decorato. È opera dell’architetto Aldrophe e risale al 1874.

Place Pigalle
Métro: Pigalle

Alla fine del XIX secolo, nella piazza si svolgeva il cosiddetto ‘mercato delle modelle’. I pittori scendevano dalla butte Montmartre e venivano a scegliere le ragazze per i loro quadri. Da allora, il quartiere si è creato una certa fama e ha cominciato ad attirare i cabaret, i teatri come il Moulin Rouge e lo Chat Noir, i bordelli... La piazza è diventata il simbolo del vizio e anche del crimine. Nei caffè venivano i musicisti jazz, veniva Degas a dipingere l’Absinthe, ma venivano anche i loschi trafficanti e i banditi. Place Pigalle è ornata al centro da una fontana di Davioud, immortalata nei versi di Ulmer: “Un p’tit jet d’eau/une station de métro/Entourés de bistrots/ Pigalle!….”. Attorno alla vasca grande, dal cui centro esce un debole getto d’acqua, ce ne sono altri, orientati nella sua direzione.  

Nella cité Chaptal, al numero 20 della vicina rue Chaptal, invece, c’era il teatro del Grand-Guignol, aperto alla fine dell’800 e chiuso nel 1963. Vi si mettevano in scena degli spettacoli macabri e violenti, dove il sangue – finto - scorreva a fiumi e dove gli effetti speciali rudimentali erano incentrati sulla potenza visiva delle immagini orrorifiche, destinate a spaventare il pubblico. La sofferenza degli innocenti, gli infanticidi, l’insanità, la vendetta, le perversioni diventavano materia di spettacolo e i trecento posti erano esauriti tutte le sere.  

Barbablu abitava  qui -  Il 12 aprile del 1919, i poliziotti della Squadra mobile sono saliti in un appartamento al quinto piano di un edificio al numero 76 di rue de Rochechouart, non lontano da place Pigalle. Dovevano arrestare un certo Lucien Guillet, uno dei tanti pseudonimi sotto cui si nascondeva Henri Désiré Landru. Egli abitava a quell’indirizzo con la moglie, ma abitava anche al numero 22 della vicina rue Custine nel XVIII con la giovane Fernande Segret. La fedeltà di quest’ultima nei suoi confronti è stata straordinaria. Lo ha sempre difeso ed è persino riuscita a far ritirare dalle sale il film che Chabrol aveva girato su di lui.     

Musée Vie Romantique
16, Rue Chaptal
Metro St. George, Blanche, Pigalle

Con le sue persiane verde chiaro, il cortiletto lastricato, il giardino pieno di glicini, di rose e di clematidi, la casa che ospita il museo sembra quasi italiana. In realtà era l’abitazione di Ary Scheffer, un pittore di origine olandese, ritrattista di fama, che si definiva pittore di anime. Per quasi trent’anni, il venerdì sera, la casa è stata un punto di ritrovo di grandi artisti e scrittori: Delacroix, Géricault, Chopin, George Sand, Rossini, Turgeniev, Lamartine,  Renan, Ingres… Oltre all’intensa attività intellettuale e politica, nel salone si organizzavano delle esposizioni di quadri, venivano lette le opere di poeti e scrittori e venivano tenuti dei concerti, dato che, fra gli ospiti, c’erano anche, oltre a Chopin, anche Liszt e Rossini.  
Nel 1987, la casa è diventata un museo. Nelle sale al piano terra ci sono dei mobili e dei ricordi di George Sand, fra cui un medaglione con dentro una ciocca dei suoi capelli ormai grigi, un calco del suo braccio posto accanto a quello della mano di Chopin, due camei di gesso raffiguranti Chopin e Liszt, insieme a ritratti di famiglia, lettere, documenti, penne, tagliacarte, braccialetti e altri ninnoli graziosi...

I due studi di Scheffer, ai lati del giardino, ospitano spesso delle mostre temporanee. In quello più grande, caratterizzato da un vecchio calorifero e da uno specchio monumentale, c’è una biblioteca. Quello più piccolo è tappezzato di carta rosso fuoco. Nel salone dalle pareti rosa c’è il famoso ritratto di George Sand eseguito da Charpentier, mentre al primo piano ci sono alcune tele di Delacroix, insieme ai ritratti della famiglia reale di Luigi Filippo.
D’estate, nel giardino si tengono concerti e letture di George Sand, di Gautier, di Mérimée, di Lamartine...    
Un thè dans le jardin –  Di fianco alla casa c’è un bel giardino d’inverno, dove il canto degli uccelli non è disturbato da alcun rumore proveniente dalla città. Accompagnati dal loro cinguettio, nella luminosa sala da tè si ha la possibilità di gustare i dolci di un grande pasticciere.  

                                              
Cité Malhesherbes e Hotel Jollivet – Nel 1855 l’area dell’antico hotel Malesherbes era stata lottizzata e alcuni artisti hanno acquistato una parte del terreno per far costruire i propri  palazzi. Jollivet, pittore e artista della lava smaltata - i pannelli per la facciata della chiesa di Saint-Vincent-de-Paul sono suoi - era uno di loro. Ha affidato i lavori all’architetto Jal. Si trattava di un palazzo lussuoso, con tutte le comodità, al numero 11 di cité Malesherbes. Jollivet aveva due laboratori, uno per i dipinti, l’altro per la lava smaltata. Fra il primo e il secondo piano aveva applicato delle ceramiche colorate raffiguranti scene bibliche, dei medaglioni di ispirazione michelangiolesca. La decorazione, che testimonia di un’epoca piena di fantasia, è tale e quale ancora oggi ed è splendida da vedere. E a proposito di fantasia, al numero 17 della stessa Cité, c’è un castello ottocentesco di colore rosa. Sembra uno di quelli che si vedono a Disneyland o al luna park.

Chapelle de Sainte-Rita
65, boulevard de Clichy  
Métro: Blanche, Place  Clichy  

Santa Rita gode di grande considerazione presso le classi popolari, per questo le è stata dedicata questa cappella, fatta costruire nel 1956 da un curato della Trinité, che lamentava l’assenza di luoghi di culto nella zona di Clichy e Pigalle. Si viene qui per affidare alla santa la propria supplica - che si tratti di malattie, dipendenze, problemi familiari o di lavoro - scritta su di un foglietto e depositata ai piedi della sua statua. Il segno della grazia accordata dalla santa è la rosa e, in cambio di un obolo, se ne può prendere una di plastica. Il 22 maggio, giorno della sua festa, le rose vengono benedette. Chi non ha grazie da chiedere, può venire per un momento di raccoglimento. Forse è la cosa migliore.  

Biliardi al Cercle de Jeux
84, Rue de Clichy
Métro: Place de Clichy

La facciata dell’Accademia del biliardo ha un bel décor del 1930. È stato Richelieu, grande appassionato di questo gioco, a diffonderlo fra la nobiltà dell’epoca. I moschettieri del Re, insieme agli esercizi militari, a quelli di matematica, di storia e di scherma, imparavano a giocare a biliardo. Più tardi, anche Napoleone lo praticava, anche se preferiva i dadi e le carte.  
Il biliardo come lo conosciamo oggi ha fatto la sua apparizione nel 1850.  
Nell’accademia di rue de Clichy sono passati molti personaggi celebri, fra cui Roger Conti, considerato uno dei più grandi maestri di tutti i tempi.   

 

 

 
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